Puppacci: personalizzazione e divertimento
Febbraio 2014. All’inizio era grande. Pochi lo avevano e lo ostentavano come status symbol, oggetto per pochi, per i ricchi. Poi si è diffuso diventando democratico anche nel prezzo. Come spesso accade quello che viene inventato grande e ingombrante inizia a ridursi, rimpicciolirsi fino a diventare minuscolo.
Fin troppo per essere usato in alcuni casi e in certe mani, ma intanto ha coperto tutte le fasce della popolazione grazie anche ad una esplosione dell’offerte e a un crollo del prezzo medio.
Poi nel 2007 arriva qualcosa che cambia tutto, qualcosa che è molto di più di un cellulare. Qualcosa che va oltre la parola “smart” usata per definirlo versus i vecchi modelli. Un sistema che permette di trasferire la vita digitale, prima vissuta solo seduti ad un tavolo o scrivania, nel palmo della mano.
Cambia l’uso e cambiano i prezzi e i need. Display più grandi, vetro, toccare, navigare, vedere, sentire, connettere, mostrare. Nuovi usi che relegano le telefonate e gli sms lontano dal podio delle funzioni più utilizzate nel giro di pochi anni.
Cambiano i prezzi e il ciclo di vita. Non si cambia più (tranne i fanatici) spesso come un tempo, ma si aspetta, si ammortizza la spesa. Alla fine del ciclo non si butta o si regala alla nonna, ma si vende, si passa in famiglia, come un bene che si eredita.
La personalizzazione
Nascono e si estremizzano con questi nuovi strumenti (a cui si aggiungono a breve giro i tablet), need di protezione, di connessione e infine di personalizzazione. Gli accessori diventano fondamentali per mantenere la carica, e quindi POTER fare, operare, connettersi, in una parola esserci in una dimensione ibrida fra digitale e analogico: il nostro quotidiano.
Gli accessori diventano fondamentali per connettere il dispositivo alle diverse situazioni: casa, palestra, ufficio, auto. Se alcuni need di carica e connessione sono proprie solo di alcuni cluster più evoluti degli utenti digitali, ce ne è uno che è trasversale a tutti: la personalizzazione. Lo smartphone è la protesi digitale del proprio io, l’oggetto che contiene i contenuti più personali e privati. Il nuovo “personal” computer. Lo smartphone diventa quindi un soggetto da vestire, rivestire con stile, divertimento, classe o ironia affinché comunichi qualcosa di sé, si distingua dagli altri, vi distingua dagli altri. Questo si chiama Puppacci.