IRi e Ref-Centromarca: c’è una questione meridionale
Gennaio 2014. Negli ultimi anni, dice IRi in una recente ricerca condotta per Centromarca, le famiglie italiane hanno ridotto gli acquisti di prodotti confezionati di largo consumo.
La ricerca di IRi
Questo l’andamento delle vendite in volume, in %:
2010 1,3
2011 2,1
2012 – 0,3
2013 – 1,5
Le difficoltà economiche hanno a ridurre anche i prodotti cosiddetti necessari. I consumi, sottolineano i ricercatori dell’IRi sono tornati ai livelli del 2010. L’intera filiera agroalimentare ha subito una contrazione in termini di valore di 1 mld di euro.
Il divario fra Nord e Sud si è ampliato negli ultimi anni. Il divario Nord-Sud è confermato anche dall’andamento dei saldi (fonte: Confimprese): al Sud i valori delle vendite sono decisamente inferiori che negli anni precedenti.
Le difficoltà economiche hanno cominciato a manifestarsi prima nel Sud e successivamente si sono spostate anche nel Centro del Paese. Le regioni del Nord, dal canto loro segnalano un andamento statico nella domanda di prodotti confezionati. Fra Nord e Sud si registra un divario di crescita di circa 9 punti in 5 anni.
Ecco qual è stato l’andamento della spesa delle famiglie.
L’elevato grado di competizione del comparto alimentare offre alle famiglie diverse opportunità:
. Promozioni: aumento continuo delle vendite effettuate in presenza di sconti,
. Ampia offerta di brand con differenti livelli di prezzo: aumento dei prodotti offerti,
. Sviluppo di formati distributivi.
Aumentano le vendite effettuate in presenza di sconti.
Nel 2013 si è venduto in promozione il 20% in più rispetto al 2000. Nel 2013 le promozioni hanno fatto risparmiare 228 euro in media a famiglia. Parallelamente sono arrivate nuove modalità di promozione. L’informazione sulle promozioni sta crescendo: +11% gli eventi comunicati tramite il volantino.
Le promozioni hanno contribuito a mantenere la dinamica dei prezzi su livelli decisamente contenuti. In generale, pur escludendo l’impatto degli sconti, la filiera del largo consumo confezionato ha trasferito sul consumatore tre punti in meno di inflazione. È evidente, dicono i ricercatori di IRi come questa scelta abbia determinato una perdita della marginalità delle aziende industriali e distributive.
Le famiglie hanno adottato diverse strategie per difendere il potere di acquisto, risparmiando circa 1,3 mld di euro.
Nei prossimi mesi le famiglie ridurranno gli acquisti soprattutto laddove i rincari saranno più forti.
I consumi di bevande sono penalizzati da forti rincari di prezzo degli alcolici determinate in parte dall’inasprimento fiscale. La riduzione di prezzo dei prodotti chimici è determinata dalla concorrenza di filiera e favorisce un tangibile aumento degli acquisti di questi beni.
E per il 2014?
La normalizzazione dell’economia non potrà stimolare la ripresa degli acquisti di prodotti confezionati di largo consumo nel 2014. Il lieve aumento delle risorse dedicate dalle famiglie a questa voce servirà unicamente a finanziare l’aumento dei prezzi (+0,8%).
La ricerca di Ref
Anche RefRicerche ha sviluppato una ricerca per Centromarca. I ricercatori di Ref indicano che il deficit italiano è prossimo al 3%. La situazione dei conti pubblici dell’Italia è migliore di quella di altri stati europei. Siamo distanti dal pareggio, ma la vera incognita è l’instabilità politica.
La pressione fiscale è in leggero calo.
In presenza di una decelerazione salariale andiamo verso un rischio di deflazione.
Ma nell’ultimo decennio la perdita di ricchezza delle famiglie ha conciso con una riduzione del tasso di risparmio.
La stabilizzazione del reddito può non bastare a sostenere i consumi se le famiglie incrementano il risparmio.
Il rischio è proprio che la ripresa sia utilizzata dalle famiglie, dice la ricerca di Ref, per aumentare il tasso di risparmio. Certamente le famiglie cercheranno una diversa allocazione della ricchezza guardando di più alla liquidità degli investimenti. Certamente la domanda immobiliare sarà la più sacrificata.
Di seguito lo scenario realizzato da Ref. Possiamo dire? È abbastanza preoccupante.