Cobolli-Pedroni-Pugliese: ci vuole più sentire comune

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Cobolli-Pedroni-Pugliese: ci vuole più sentire comune

Dicembre 2013. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Caro Direttore
 
qualche considerazione sulle note di Centromarca al tuo articolo del 6 novembre intitolato “La GD è pronta a portare i libri in tribunale?”.
 
Andiamo con ordine. I dati Eurostat dimostrano in maniera inequivocabile la dinamica dei prezzi nella filiera: l’industria ha praticato aumenti che la distribuzione non ha scaricato in egual misura sui consumatori, riuscendo così a tutelare il potere d’acquisto delle famiglie. Uscendo dalle informazioni Eurostat, l’analisi storica dei dati evidenzia che in Italia dal 2007 al 2012 i listini dei fornitori nel largo consumo confezionato sono aumentati in media del 4% l’anno a fronte di prezzi di vendita praticati dalla GDO cresciuti in media all’anno dell’1,5%. Con ciò, e questo è bene ricordarselo sempre, portando vantaggio anche all’industria e a tutta la filiera. O avremmo preferito, in questa fase di crisi acuta, una diminuzione dei volumi ancora maggiore, con i conseguenti impatti occupazionali?
 

La filiera e i costi
Quanto allo “sforzo straordinario di efficienza operativa” compiuto dall’industria: facile, potendo scaricare a valle tutti gli aumenti di costo. Un po’ più complesso, se si deve agire cercando di assorbire almeno una parte degli aumenti dei fornitori per non deprimere ulteriormente la domanda. Il quadro nel quale operano industria e distribuzione in Italia è il medesimo, e le differenze rispetto agli altri Paesi europei sono note. La stessa inefficienza di sistema riscontrata da Centromarca è quella che noi denunciamo da anni. Le imprese distributive sono impegnate da tempo nella ricerca di efficienza interna: risultati importanti sono stati raggiunti anche se, come sempre accade, in maniera non omogenea tra le aziende del settore. Ma ora continuare questa fase di razionalizzazione dei costi è sempre più complesso. Da un’analisi di Trade Lab su 97 imprese distributive alimentari (65 mld € di vendite nette nel 2012) e 166 imprese industriali fornitrici della GDO (72 mld € di vendite nette nel 2012) risulta che la nostra incidenza dei costi operativi sul fatturato netto è nel 2012 del 21,5% mentre quella dell’industria è pari al 41,2%. Abbiamo quindi a disposizione una “massa critica” minore sulla quale lavorare e ciò che è già stato fatto in passato rende più difficile ottenere nuovi risultati positivi. Gli aumenti dei costi operativi incidono dunque sempre di più sul conto economico e questo contribuisce a ridurre la redditività. Una situazione che ci preoccupa ma che ci spinge a ricercare nuove soluzioni di miglioramento dell’efficienza interna, per non dover ridurre la nostra azione in favore del potere d’acquisto dei cittadini. 
 
Margine commerciale della GDO e contribuzione
E’ vero: la stabilità del margine commerciale della GDO è dovuta anche alla contribuzione dell’industria. Che però è nel tempo diventata per la distribuzione lo strumento per difendersi (e difendere i consumatori) dagli aumenti dei listini, atto unilaterale dell’industria, partendo dal quale ogni negoziazione viene avviata. La contribuzione è rilevante, certamente, ma anche per volontà dell’industria e, come dice la stessa Centromarca, è servita solamente a mantenere stabili i margini commercial della GDO, non a farli migliorare. Se questa leva fosse mancata le imprese distributive e i consumatori sarebbero stati meno tutelati. La fase negoziale relativa agli aumenti di listino è anche del tutto trascurata dall’Antitrust nei risultati dell’Indagine Conoscitiva sulla GDO, che riportano invece commenti sul rapporto tra industria e distribuzione principalmente derivati dall’ascolto strutturato (addirittura con un questionario) del mondo industriale. Nulla di simile è stato invece fatto nei confronti della distribuzione, elemento che avrebbe potuto far emergere una realtà più equilibrata.
 
L’analisi della redditività operativa.
Qui dobbiamo portare anche noi qualche dato, ancora proveniente dallo studio elaborato da Trade Lab sui bilanci. Considerando l’indicatore definito ROA (Ebit diviso Totale Attivo) emergono questi risultati in Italia, confrontando il 2008 rispetto al 2012: la GDO cala da un indice di 2,05 a uno di 1,65; l’industria diminuisce da un indice di 6,90 a uno di 5,64. Dunque indici di valori assoluti molto diversi e che non possono essere considerati nella loro dinamica in variazioni di punti come fa Centromarca, anche se  vedono entrambi un’erosione che, in termini percentuali, è del -19,5% per la GDO e del -18,3% per l’industria. Nessuna penalizzazione per l’industria (che mantiene valori di redditività molto più elevati) rispetto alla distribuzione, dunque, ma un decremento per entrambi dell’indicatore che è sintomo delle difficoltà che il sistema di imprese sta incontrando nel Paese.
 
Il titolo del tuo articolo, Direttore, era certamente provocatorio, prefigurando una triste prospettiva. La GDO, infatti, soffre una situazione economica che, caratterizzata dalla caduta dei consumi, incide particolarmente sui risultati aziendali, con accentuazione di questa conseguenza per parecchie imprese. Tuttavia reagisce, cercando efficienza al proprio interno, denunciando le inefficienze di sistema nelle quali deve operare, mantenendo un certo livello di investimenti in un’ottica di medio-lungo termine che sia di superamento della crisi, continuando a tutelare il potere d’acquisto delle famiglie.
 
Il rapporto con i fornitori è importante, ora come lo è sempre stato in passato, ma dispute  come quella che, nostro e tuo malgrado, stai ospitando nei tuoi spazi non aiutano a impostarlo verso quel “sentire e fare comune” troppo spesso dichiarato a parole ma sempre ostacolato da episodiche polemiche.
 
Cordialmente
 
Il Presidente FEDERDISTRIBUZIONE  Giovanni Cobolli Gigli                          
Il Presidente COOP ITALIA  Marco Pedroni                   
Il Direttore Generale CONAD Francesco Pugliese

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