Pedroni-Coop: rapporti IDM-GD, Antitrust, Art. 62…

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Pedroni-Coop: rapporti IDM-GD, Antitrust, Art. 62…

Settembre 2013. Dice Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, in occasione dell’Annuale presentazione del rapporto sui consumi 2013, appuntamento che apre la stagione, fortemente voluto dal presidente della Lombardia, Enrico Migliavacca: “Il drammatico calo della spesa degli italiani ha avuto ripercussioni importanti sia sul commercio al dettaglio che sulla grande distribuzione determinando in entrambi i settori riduzioni e cambiamenti strutturali delle rispettive reti di vendita. Il primo ha perso più di un punto e mezzo di rete vendita dall’inizio della crisi, nella gdo più del 40% dell’area vendita ha subito cambiamenti sia imprenditoriali (di proprietà, di insegna etc) che strutturali. Il processo di cambiamento è stato di portata tale da mutare la configurazione del settore anche ad occhi non esperti con in testa una crescita violenta del segmento discount (+50% di area vendita dal 2007 al 2013).
Confrontandosi a livello europeo se dal punto di vista dei metri quadri rapportati alla popolazione oramai l’Italia ha superato il gap che la contraddistingueva rispetto al resto degli altri Paesi, dal punto di vista della reazione alla crisi è quella dove assieme alla Spagna la grande distribuzione ha sofferto maggiormente: nel 2008  erano i Paesi dove si registrava il più alto tasso di crescita delle vendite e per converso nel 2013 sono quelli dove si registrano le performance peggiori con una crescita dei fatturati pressocchè nulla. Anzi, rispetto alla Spagna, l’Italia si è caratterizzata per la contemporanea stasi dei volumi (1,4% in un quadriennio) e stasi dei prezzi (2.7% dal 2008 al 2012).  Ma osservando dal di dentro la filiera alimentare ci si accorge che non tutti soffrono allo stesso modo e se nel nostro Paese i prezzi al consumo sono cresciuti molto meno della media europea, l’industria alimentare ha fatto segnare un incremento superiore alla media europea e il differenziale tra prezzi dell’industria e prezzi al dettaglio è stato quasi del 7% dal 2005 ad oggi. Il dato più elevato in Europa, secondo solo alla Spagna.

. Le previsioni e la proposta di Coop. “I dati in nostro possesso non autorizzano nessun ottimismo per il prossimo futuro – sostiene Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia. Accanto ad un piccolo allentamento della ‘sfiducia’ di imprese e famiglie, restano i dati duri della riduzione del potere di acquisto, della contrazione dell’occupazione, di una distribuzione del reddito sfavorevole per i ceti popolari e per una parte importante delle classi medie. Infatti, nonostante veniamo da anni di flessioni molto elevate la ripresa dei consumi alimentari e non alimentari non ci sarà: la stima Coop  il prossimo anno è di un ulteriore -0.5% nel food e -6,1% nel non food su una base 2013 già in significativa contrazione (la proiezione a fine anno è di -1,2% food e -7,5% non food).
Senza un’azione del Governo a sostegno della domanda interna e un forte impegno degli operatori economici più importanti, a partire dalle banche, chiamati a sostenere le famiglie non ci sarà una ripresa significativa del Paese. Aumentare l’IVA, come realizzare qualsiasi altro provvedimento fiscale non selettivo, sarebbe un errore molto grave. Sostegno alla domanda interna, redistribuzione a favore delle parti deboli, taglio delle spese militari, lotta all’evasione e all’illegalità economica, rilancio delle liberalizzazioni a partire da quelle solo iniziate come per i farmaci e la benzina. Non è certo un caso se gli unici settori lambiti dalla parziale liberalizzazione degli anni passati siano quelli dove i prezzi sono scesi”.
“Negli ultimi anni invece sono i prezzi dell’industria ad essere aumentati (+26,9% dal 2005 al 2013) più di quelli della distribuzione (+20,3%) che ha rinunciato a quota di redditività a favore dei consumatori – prosegue Pedroni – Parallelamente però l’industria di marca ha visto contrarsi le proprie vendite (-3% solo negli ultimi 12 mesi) a favore delle marche commerciali e dei primi prezzi. E’ indispensabile che l’industria e la distribuzione italiane lavorino insieme per sostenere la ripresa; un contributo utile può venire se entrambe si pongono con più decisione dalla parte della difesa del potere di acquisto delle famiglie; l’industria può ridurre i prezzi e i margini in percentuale, scommettendo su un possibile aumento dei volumi, mentre la distribuzione deve trasferire senza aggravi il valore sui consumatori.  Il compito della distribuzione moderna è infatti quello di venire incontro a famiglie sempre più in difficoltà assorbendo parte dell’inflazione. Storicamente questo è avvenuto, la grande distribuzione è stata un fattore importante di limitazione dell’aumento dei prezzi e Coop è sempre stata in testa a questo processo; non ci tiriamo indietro nemmeno ora impegnandoci per il 2014 a dimezzare l’inflazione alla vendita rispetto a quella all’acquisto;  assistiamo infatti a una richiesta elevata di aumento dei prezzi alimentari da parte dei fornitori, anche a causa di una crescita considerevole dei prezzi delle materie prime come cereali, latticini, petrolio e imballi.

. L’Antitrust e l’Art. 62. Il cosiddetto art.62, che definisce i tempi di pagamento della distribuzione verso i fornitori alimentari ha avuto finora conseguenze non coerenti con le intenzioni. La sua applicazione ha trasferito vantaggi finanziari significativi dalla distribuzione alla grande industria alimentare (circa 9 giorni di anticipo pagamenti), mentre per l’industria non c’è evidenza del trasferimento di questo vantaggio verso i propri fornitori, perlopiù produttori agricoli; in sostanza ne ha beneficiato la grande industria, hanno pagato i consumatori e la distribuzione, non hanno avuto vantaggi i produttori agricoli.
 

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