Il discount è aumentato di 270 referenze in 4 anni
Giugno 2013. I dati di fonte IRi sugli ultimi 4 anni mostrano alcuni lati del discount che meritano un approfondimento.
. La pressione promozionale. Non è stata monitorata nei tre anni precedenti e il frame di un anno ci consegna un lapidario 8,6% che comunque dice che le attività promozionali ci sono, eccome, come l’uso del volantino. Probabilmente le società di rilevazione fanno fatica, come tutti i comuni mortali a disegnare il mondo del discount e delle sue attività.
. Le private label. Probabilmente questo dato è sottostimato, soprattutto nelle catene maggiori e migliori, perché sembrerebbe che la media dei discount sia di tipo soft, cioè dediti soprattutto a scontare prodotti dell’IDM e questo invece non risulta per le prime tre catene nazionali. La quota delle private label comunque ha un balzo in avanti sostanzioso nel 2012 di 12,4 punti: o sono stati espulsi molti prodotti o sono aumentate verticalmente le private label.
Il trend di vendite che era negativo fino al 2010 improvvisamente si riporta positivo ma con una forchetta di 19 punti, difficile dare una spiegazione.
. Referenze in assortimento. Il dato più eclatante riguarda però l’assortimento che segnala un aumento di 270 referenze in quattro anni. Ortofrutta e pane a parte (soprattutto per Lidl) è difficile pensare a un’elasticità del lineare del discount pari al 10% della sua capacità, visto che il numero di facing per ogni referenza in catalogo, in generale, non è poi tanto esagerato.
Il discount si conferma comunque come una tipologia di vendita vitale, come sottolineano i dati IRi.