Moneyball-Miller: passione e meritrocrazia

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Moneyball-Miller: passione e meritrocrazia

Autore: Giulio Rubinelli per la scheda del film Luigi Rubinelli per gli abbinamenti food

Sabato 27 Aprile
Sky Cinema Cult
Ore 21.00

Moneyball
(2011) di Bennett Miller

“C’è una differenza: giocatore è colui che gioca bene, calciatore è colui che conosce il calcio”
              (Arrigo Sacchi)

La trovata del film risiede nel titolo originale stesso: “Moneyball”, ovvero qualcosa che potremmo tradurre alla lettera come ‘Palla-soldo’.

Titolo che deve aver spaventato i distributori italiani per la chiara allusione alla corruzione del sistema sportivo nazionale (statunitense).
Nel caso del film di Miller (l’altro film che porta la sua firma è “Truman Capote: A sangue freddo” con il quale si è guadgnato nel 2006 una nomination agli Oscar come miglior regista) il dito viene puntato al baseball.

La vicenda infatti è ispirata ai fatti realmente accaduti, a iniziare dalla fine della stagione del 2001, riguardo agli Oakland Athletics e al loro general manager Billy Beane (Brad Pitt).

Questi si affida, a fronte della partenza dei loro tre giocatori di punta, alle teorie di un giovane laureando di Yale che ha sviluppato un nuovo sistema matematico per la valutazione tecnica dei giocatori. La teoria si basa su un indice valutante le loro conquiste di basi senza penalità.
Questo mette in discussione qualsiasi precedente canone di scelta dei giocatori, fondati maggiormente sulle intuizioni di osservatori ed esperti, e sfugge quindi anche a qualsiasi logica commerciale.
Il coraggio di Billy Beane non verrà premiato senza fatica e un susseguirsi di vicissitudini e intralci da parte di tutti gli scettici.

Verosimilmente, se si eseguisse uno studio sugli argomenti da bar più gettonati nel nostro paese,  al primo posto ci sarebbe il calcio, ovvero l’equivalente nostrano del baseball.
Quante volte abbiamo sentito salire in cattedra parenti e amici sulla loro ipotetica gestione della squadra e della società, dal calcio-mercato all’alimentazione dei giocatori.

Tuttavia, il tema regnante rimane sempre lo stipendio dei calciatori. “Con quello che lo paghiamo…”, “Vai a zappare la terra!” e ancora: “Quello dovremmo farlo uscire subito…”
Oltre all’inspiegabile uso della prima persona plurale, possiamo pur stare certi che nessuno realmente creda che le cifre multimilionarie dei calciatori siano realmente giustificate.
Più volte addirittura si è sentito invocare alla scesa in campo delle ‘primavere’ a discapito della prima squadra.

Qualcuno ricorda quando i calciatori dietro al pallone ci correvano fuori dagli orari di lavoro in fabbrica. Quando un giocatore veniva considerato grande per lo stile, la passione e soprattutto per i gol messi a segno.
Non per il suo aspetto, non per le pubblicità che gira, per la donna che esibisce, non per la marca di boxer che indossa, non per le bravate del sabato sera, il caratteraccio o le sparate di fronte alla stampa. Ma perché sa giocare bene a calcio (o a baseball).

Ode quindi alla passione pura e alla meritocrazia in questa pellicola che ha totalizzato la candidatura in sei categorie dell’Oscar 2012, tra cui Miglior Film e Miglior Attore Protagonista.
Ode ai giocatori umili e a chi lo sport lo vive con reale sentimento, senza dimenticarsi che in fondo si tratta pur sempre di un gioco.

GENERE: Drammatico, Sportivo

VELOCITà: Oltre due ore. Lento, ma accurato in ogni tratto della narrazione e attento a convincere lo spettatore.

TEMPERATURA: un film senz’altro passionale, ma la durata e le inquadrature hanno mediamente carattere tecnico.

QUALITà: Nonostante il grande attore protagonista e la fattura marcatamente d’èlite USA, è un trattato filosofico, oltre che tecnico, e romantico allo stesso tempo

DA VEDERE CON: Assolutamente per appassionati di ogni genere di sport. Possiede un alto valore educativo per i più piccoli nonostante difficilmente comprensibile in ogni suo aspetto.

Rivolgiamo, in onore dei valori sopra citati, un pensiero in chiusura al centrocampista perugino Paolo Sollier.

Gli abbinamenti possibili, Luigi Rubinelli

Vino: Montefalco Sagrantino, Antonelli San Marco, Montefalco, 2008. Vino elegante e di carattere, parecchie note fruttate m contemporaneamente ecco il senso della terra, come la Freisa di Chieri che non trovo più, il massimo degli abbinamenti. Il Montefalco in questione sembra velluto al gusto e ricorda l’Umbria medievale di qualche piazza nascosta.

Formaggio: anche se storcete il naso Castelmagno, a maggior ragione anche se ormai si è moltiplicato. Formaggio  delimitazione relativa ai comuni di Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana, in provincia di Cuneo. Prodotto con latte vaccino, eventualmente addizionato di latte ovino o caprino. La psta viene sbriciolata e sottoposta a pressatura. La maturazione in grotte naturali arriva fino a cinque mesi. Ormai è venduto troppo presto, peccato. Osvaldo Pessione a Castelmagno (Cn) lo rappresenta degnamente.

Cioccolato: Amedei, Tavoletta, Porcelana, Cioccolato Fondente extra 70%. Degustazione pura, va bene solo con quelli che si amano veramente altrimenti è un cioccolato che non si può condividere. Prosit per il prezzo, ma oggi siamo tristi per l’Italia e ci meritiamo qualcosa di più.

 

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