Showrooming: vittime, demografia e motivazioni
Aprile 2013. I colossi Americani del retail come Wal Mart, Target e Best Buy sono impegnati a difendersi con tutti I mezzi dal recente fenomeno dello “showrooming”, che porta il consumatore a considerare il punto di vendita fisico come luogo di approfondimento relativamente al prodotto ma non come luogo di acquisto. Uno dei principali mezzi per combattere questa tendenza è l’integrazione tra il punto di vendita e il sito di e-commerce. Il fenomeno è ancora tutto da scoprire, e, quindi, si torna a investire in ricerca e ad affidarsi alle nuove tecnologie che permettono di analizzare il comportamento del consumatore nel punto di vendita.
Le prime indicazioni non sono positive per I retailer fisici. Secondo la società di ricerca Gartner, meno del 10 per cento dei consumatori che effettuano “showrooming” sceglie di comperare sul sito online del retailer che ha visitato.
Se lasciamo che solo il PREZZO sia la bussola guida per i nostri clienti, temo che lo showrooming (non ancora diffuso da noi come negli States) creerà sempre più danni per tanti retailers. Mi rendo conto che molti retailers preferirebbero avere clienti poco accorti, distratti, e poco avezzi alla multicanalità, ecc, ma non ha molto senso chiudere gli occhi di fronte a un ostacolo: difficilmente scomparirà quando li riapriremo. Sarebbe meglio investire risorse e idee per lavorare su altri aspetti tangibili e non tangibili per creare reale e distintivo VALORE al cliente.