Acqua Lete, poco sodio tanta simpatia
Aprile 2013. Non è facile trovare un punto di differenza nel mercato delle acque minerali. E ancora meno facile è riuscire a sedimentare quella differenza nella testa dei consumatori. Acqua Lete, ormai un po’ di anni fa, ci è riuscita. La triste particella di sodio che si lagnava con grande ironia della sua condizione esistenziale, votata alla solitudine, è entrata nella memoria di tutti, dando un punto di differenza forte a questa marca. Da allora la comunicazione è cambiata: ora il concetto sono le 3D, digestione, diuresi e dieta iposodica per un’acqua che promette che se bevi bene vivi meglio.
Razionalmente questa evoluzione ha un senso ma le grandi marche insegnano che quando si riesce a trovare qualcosa di forte, perché memorabile e rilevante, conviene in nome dell’efficacia evolvere quel “qualcosa” e non ripartire da zero. Acqua Lete avrebbe dovuto evolvere la storia della sua particella, così avrebbe massimizzato i suoi investimenti e la sua storia, mantenendosi unica con simpatia. Da segnalare la bottiglia in PET, con una struttura di packaging e di etichettatura originale e gradevole. Il sito web meriterebbe invece una revisione: oggi risulta poco coeso e non in grado di trasferire un’immagine di qualità all’altezza di questa memorabile acqua.
Silvia Barbieri