De Novellis-Ref: no imposte dirette, si crescita
E se ci fosse un Ministero del mangiare?
Marzo 2013. «Le nostre 35.000 imprese ogni giorno producono e distribuiscono beni di consumo. Diamo lavoro ad oltre 1 milione di persone – dichiara Valerio Di Natale, Presidente di GS1 Italy | Indicod-Ecr – e siamo una importante realtà della nostra economia e siamo in contatto quotidiano con i cittadini/consumatori e attraverso i loro comportamenti ne conosciamo le crescenti difficoltà. Il reddito disponibile pro-capite in termini reali è tornato indietro alla metà degli anni ottanta. Anche per il 2013 i fondamentali del consumo rimangono deboli. Per queste ragioni siamo convinti che si debba mettere in atto politiche che favoriscano il rilancio della domanda interna».
È diminuito il Pil
La necessità di compensare gli effetti della mancata crescita sul bilancio pubblico ha causato un aumento della pressione fiscale non sostenibile, con risvolti pesanti sul potere d’acquisto delle famiglie che è alla base della caduta dei consumi. Occorre partire dal fatto che l’Italia ha già realizzato un enorme sforzo di correzione dei conti. Adesso bisogna far ripartire la crescita. Quali politiche per uscire dall’impasse? Occorre puntare ad una combinazione tassi d’interesse – crescita più favorevole, con un obiettivo meno ambizioso per il saldo primario. Occorre una politica credibile per favorire la riduzione dei tassi d’interesse e un ritorno della crescita. La sfida è aumentare la produttività.
Quattro le aree prioritarie di intervento proposte:
1. Occorre rinunciare a riforme fiscali basate su ulteriori aumenti dell’IVA che aumentano l’inflazione, riducono i consumi e peggiorano la distribuzione del reddito a svantaggio dei ceti sociali più deboli.
2. Riprendere un deciso piano di liberalizzazioni attraverso lo smantellamento di posizioni dominanti o di oligopolio, creando i presupposti per una maggiore concorrenza di mercato a tutto vantaggio dei cittadini consumatori.
3. Istituire un serio programma di sostegno ai consumi delle famiglie meno abbienti.
4. Promuovere un trasporto merci più efficiente e più sostenibile.
«Sono quattro punti irrinunciabili che auspichiamo veder affrontati nei primi 100 giorni dal nuovo Governo» dichiara Vincenzo Tassinari, Vice Presidente di GS1 Italy | Indicod-Ecr «Si tratta di interventi immediati e urgenti per evitare un ulteriore peggioramento del potere d’acquisto e delle condizioni di vita delle famiglie italiane. Abbiamo molte idee che vorremmo mettere a disposizione del Paese attraverso i manager delle nostre aziende e i nostri organismi di rappresentanza».
Verso il record del mondo di restrizione fiscale?
EVITARE OGNI ULTERIORE AUMENTO DELL’IVA
Lo scambio tra aumento dell’IVA e minore costo del lavoro non aiuta l’economia. Le politiche di svalutazione fiscale aiutano le imprese che esportano a scapito delle imprese che servono il mercato interno e delle famiglie di consumatori, con una redistribuzione del reddito che penalizza in particolare le famiglie più deboli.
Forte riduzione del potere di acquisto
Secondo le stime di Ref Ricerche, il passaggio dal 21% al 22% delle aliquote IVA produrrebbero una riduzione del Pil del 0,1% che corrisponde a circa 2 miliardi di euro. Ulteriori aumenti dell’IVA rischiano di far salire l’inflazione già minacciata dagli aumenti delle materie prime che gravano su molti beni di largo consumo e di deprimere ancor di più i consumi, che invece avrebbero bisogno di essere incentivati. Consumi tradizionalmente anelastici come gli alimentari e i beni di prima necessità, in periodi di crisi hanno dato segnali di incremento dell’elasticità dei prezzi; un incremento dell’IVA su questi prodotti inasprirebbe ulteriormente questa tendenza, colpendo soprattutto le fasce della popolazione meno abbienti, per le quali l’incidenza sul reddito della spesa di beni di largo consumo è maggiore.
Basta aumenti delle imposte dirette (e indirette)
Nonostante i fattori sopraelencati, attraverso i meccanismi della libera contrattazione e della concorrenza, la filiera del largo consumo riesce a valorizzare la qualità e garantire la convenienza. Ne deriva che l’inflazione per i prodotti del largo consumo è costantemente al di sotto dell’inflazione media del Paese (a dicembre 2012 rispetto a dicembre 2011, i prezzi dei prodotti confezionati di largo consumo venduti negli ipermercati e nei supermercati hanno registrato un +0,7%, a differenza dell’indice generale dei prezzi che è salito del + 2,3% (Fonte: Osservatorio Prezzi Indicod-Ecr – Symphony Iri Group (prezzi LCC a parità)).
Scambio Iva-Costo del lavoro non aiuta l’economia