La vendita diretta dei prodotti agricoli ha un futuro?
Febbraio 2013. La vendita diretta dei produttori agricoli ha un futuro?
Una risposta arriva da Agrizeromatching, borsa della filiera agroalimentare locale, svoltasi a Milano il 20 gennaio scorso. Alla manifestazione hanno partecipato 120 aziende lombarde, produttori agricoli che vendono direttamente i loro prodotti; ristoranti, piccoli distributori, negozianti. La manifestazione aveva l’intenzione di creare opportunità di business tra i vari attori della filiera locale utilizzando la formula del matching.
La manifestazione anche se di piccole dimensioni testimonia segnali di novità nel mondo della distribuzione lombarda. Secondo l’indagine condotta nel 2007/2008 da Nomisma, in Regione Lombardia, le aziende che praticavano la vendita diretta erano oltre 6.000 con un giro d’affari stimato di circa 387 milioni di euro. I dati dell’ultimo censimento dell’agricoltura innalzano molto queste valutazioni. Secondo l’Istat le aziende che praticano la vendita diretta sono oltre 12.000 e di queste, oltre 3.500, vendono direttamente ai consumatori fuori azienda, quindi il giro d’affari potrebbe essere stimato in circa il doppio di quello di 5 anni fa. Anche se si tratta di una goccia nel mare delle vendite dei prodotti agroalimentari la constatazione che le vendite sono raddoppiate dovrebbe convincerci a prestare attenzione al fenomeno.
Esiste una quota di consumatori che, nonostante la situazione di crisi, si rivolge direttamente alle aziende agricole per fare la spesa. Da un lato non vuole rinunciare a degli alimenti di qualità, dall’altro il rapporto diretto con l’agricoltore riduce l’incertezza circa la natura dei prodotti e le caratteristiche della filiera.
Quali direzioni prenderà la vendita diretta in Lombardia?
I mercati dei produttori in Lombardia, secondo Irer, a fine 2009 erano 57. Essi sono particolarmente graditi dagli imprenditori perché hanno una frequenza al massimo settimanale che quindi non intralcia le attività dell’azienda agricola. La realizzazione di veri e propri mercati dei produttori con frequenza giornaliera si scontra però sia con problemi finanziari e organizzativi che con l’attività aziendale. I produttori pertanto preferiscono mercati temporanei, anche se questo mal si accorda con le esigenze dei comuni. A Milano il Comune vorrebbe favorire l’insediamento dei produttori nei mercati comunali coperti e scoperti e sta lavorando in questo senso. Il mercato comunale di Qt8 è già stato affidato mediante gara a un operatore che vuole realizzare un mercato a filiera corta e per quello di Lorenteggio ha predisposto una procedura a evidenza pubblica per l’affidamento a operatori che elaborino un progetto di rilancio della struttura con soluzioni di vendita, somministrazione, trasformazione dei prodotti e formazione.
Ma questo non è l’unico motivo. Secondo un’indagine, realizzata dalla Confederazione Agricoltori in collaborazione con Doxa e presentata nel corso della manifestazione, la scelta dei canali da sviluppare dipende dall’indirizzo produttivo, convenzionale o biologico, dell’azienda. Per le prime i canali che si svilupperanno nei prossimi anni saranno la vendita in azienda, quella nei mercati contadini e nei punti vendita al dettaglio. Le aziende biologiche invece pur riconoscendo il peso che avranno le vendite al dettaglio in azienda e nei mercati contadini pensano che gli altri canali ad avere un ruolo fondamentale saranno la vendita in azienda ai gas, la vendita via internet e la vendita diretta ai ristoranti.