Morace-FCL: ma i testimonial servono davvero?
Gennaio 2013. Uno dei grandi problemi del retail è rappresentato, a nostro giudizio, dall’ingolfamento delle promozioni. Nel largo consumo la pressione promozionale è ormai arrivata al 27%, ma tutti i settori merceologici ne soffrono.
Riteniamo allora interessante un trend proposto da FutureConceptLab nell’ultimo seminario dedicato al retail: quello dell’Unconventional Promotions. Dice il presidente dell’istituto Francesco Morace: “Per cavalcare questa tendenza è necessario avvicinare il mondo della creatività giovanile proponendo azioni che non abbiano una finalità immediatamente economica. Bisogna proporre piattaforme di azione che lascino libertà di espressione, evitando di addomesticare il talento”. Ma, soprattutto, sottolinea Morace, è importante evitare la logica delle sponsorizzazioni e dei testimonial. “Bisogna pensare ad azioni apparentemente futili e inutili e avere il coraggio di proporle”.
A giudizio di RetailWatch la soluzione proposta è interessante proprio per i motivi indicati. Scegliere uno sponsor oggi è rischioso: se è troppo importante, se buca facilmente lo schermo, il testimonial diventa il soggetto della comunicazione a scapito del brand che passa in second’ordine. I casi li conosciamo tutti. Sono scorciatoie che lasciano il tempo che trovano, i testimonial, meglio affidarsi a veri talenti giovanili e lasciarli lavorare in libertà e in sintonia fine con il brand o l’insegna: si risparmiano investimenti onerosi e si può lavorare su singoli target, soprattutto giovanili, che ormai paiono distanti dai canoni classici della comunicazione promo-pubblicitaria.