Avanzini-Conad: dopo il food l’Art. 62 andrà sul non food

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Avanzini-Conad: dopo il food l’Art. 62 andrà sul non food

Ottobre 2012. Francesco Avanzini, direttore commerciale di Conad, ha scritto un commento all’Art. 62 per Comma, la rivista interna.
In un passaggio parla apertamente di come l’Art. 62 si occuperà dopo aver normato il food anche del non food. Prendiamo al balzo l’occasione per sottolineare una domanda: non sarebbe meglio anticipare la questione e arrivare a una proposta di autoregolamentazione di tutti i retailer prima che capiti il pasticciaccio iniziato da Federalimentare sfociato nella normativa governativa che tutti conosciamo? Siete pronti per un tavolo veloce, veloce?

Ecco l’articolo di Avanzini:

“La prossima approvazione del decreto di attuazione dell’art. 62 segnerà non solo un cambiamento epocale nei rapporti consolidati tra industria e distribuzione, ma porterà anche una probabile evoluzione nelle politiche commerciali e nella costruzione dell’offerta al consumatore.
Sul fronte commerciale ricordiamo, cercando di darne una lettura semplificata, che i contenuti dal nuovo articolo ridisegnano in modo sostanziale tre aspetti normativi delle relazione tra produttore e distributore:
– l’ obbligatorietà della forma scritta contrattuale e la presenza vincolante
di alcuni aspetti formali del contratto stesso (durata, presenza delle quantità e delle caratteristiche dei prodotti, prezzo, modalità di consegna e termini di pagamento);
– il divieto di definire relazioni commerciali in presenza di criteri di slealtà, abuso di posizioni di dominanza e di difformità. Nelle prestazioni commerciali fornite successivamente alla definizione dell’accordo stesso;
– la definizione di termini di pagamento tassativi per le merci, classificati in “brevi” (30 giorni fine mese dalla data di ricevimento della fattura di pagamento ) per i prodotti deteriorabili (ortofrutta, carni e latticini e comunque con una vita complessiva inferiore ai 60 giorni dalla data di produzione) e “lunghi” (60 giorni fine mese per il pagamento delle fatture per tutti gli altri prodotti alimentari).
Le sanzioni che il legislatore ha previsto per l’inadempimento di quest’ultimo punto sono pesanti e tali da dissuadere qualsiasi volontà di rischiare di incorrere nelle maglie delle verifiche messe in capo all’Autorità garante per la concorrenza (Antitrust), per il tramite della Guardia di Finanza, e i cui termini di attuazione sono stati fissati al prossimo 24 ottobre.
Il secondo punto, relativo alla costruzione delle relazioni commerciali, annuncia un radicale cambiamento nei rapporti con i fornitori. Lo scenario più plausibile porterà ad una definizione più semplificata e libera dagli storici “bizantinismi” degli accordi contrattuali attuali, ricchi di cavilli e complessità. Si dovranno vincolare reciprocamente le parti a privilegiare la determinazione puntuale e precisa dei prezzi di acquisto delle merci – cosa auspicabilissima in periodi di crisi acute come quelli attuali –, ma anche lo sviluppo altrettanto preciso di prestazioni stabilite e chiaramente
definite, siano esse attività promozionali o iniziative di marketing a qualsiasi titolo.
Anche se questa “rivoluzione copernicana” della relazione commerciale – tra l’altro si prevede che verrà estesa in futuro ai prodotti non alimentari – porterà nelle prossime settimane una forte tensione finanziaria sul mercato, legata alla variazione dei nuovi termini di pagamenti e ad un’inattesa complessità nei rapporti di filiera, non si possono sottovalutare gli impatti positivi nel medio periodo. In particolare, si farà chiarezza verso quegli operatori commerciali che hanno utilizzato in modo improprio la dilazione dei termini di pagamento come vantaggio commerciale sul mercato e si privilegeranno i distributori con politiche commerciali più efficaci e attente a portare ai consumatori valore e convenienza reale, misurabile.
Se accompagnato anche da una più attenta riduzione dei costi lungo la filiera commerciale, questo nuovo scenario potrà rendere competitiva l’intera offerta e portare ossigeno ad uno scenario dei consumi ancora oggi
in crisi profonda”.

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