Giugno 2012. All’assemblea di Centromarca del 28 di giugno la Gda ha disertato le assise. Unica azienda presenta Mercadona con tre funzionari presenti: un segno della storia e del cambiamento in atto, soprattutto futuro.
Oltre all’intervista filmata realizzata da RetailWatch al presidente di Centromarca Luigi Bordoni, ecco il passaggio chiave svolto dalla sua relazione.
“Il nostro principale ambito di intervento – le Politiche Commerciali e i rapporti fra industria e distribuzione- da mesi è dominato dalle questioni connesse alla nuova “Disciplina delle Relazioni Commerciali nella filiera alimentare”, varata dal Governo Monti con il D.L. Liberalizzazioni, nel gennaio scorso. L’ormai famoso art. 62. L’obiettivo perseguito dal Governo è dichiaratamente quello di assicurare rapporti contrattuali trasparenti, corretti, equilibrati, in modo da evitare derive eccessivamente condizionate da rapporti di forza, spesso sbilanciati. Contemporaneamente, si vieta una serie di condizioni: ingiustificatamente gravose, extracontrattuali, che non abbiano connessione con l’oggetto dei contratti, volte a conseguire indebite prestazioni unilaterali, recependo la formulazione della Commissione Ue e accordi industria-distribuzione su scala europea. I pagamenti devono essere effettuati entro i termini prescritti (30-60 gg) così come prescritte sono le modalità applicative degli interessi in caso di ritardo. Gli aspetti più innovativi –epr certi versi dirompenti- della Disciplina, sono le modalità fortemente vincolanti previste per l’implementazione:
– le condotte che violano principi fondamentali o che configurano abuso di posizioni di forza, vengono a costituire illeciti amministrativi, attraverso norme non derogabili dalle parti, accompagnate da elevate sanzioni pecuniarie.
– in particolare sono inderogabili i termini di pagamento.
– Si stabilisce una duplice competenza per l’applicazione: del giudice ordinario e dell’autorità Antitrust, che possono procedere anche d’ufficio o su denuncia di qualsiasi soggetto”.
Bordoni ha poi accennato: “Resterebbe semmai un elemento di discriminazione incomprensibile se, almeno in prospettiva, non fossero ricompresi nella disciplina i beni di largo consumo non alimentare, che si trovano nella identica situazione di mercato”.
RetailWatch ha già detto la sua opinione ieri con un apposito articolo.