Oltre il Pil, verso un nuovo concetto di creazione di valore

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Oltre il Pil, verso un nuovo concetto di creazione di valore

Maggio 2012. Uno studio Bocconi, con Fondazione Ernesto Illy e Centromarca, sostiene che a livello di sistema paese servono nuovi indicatori di ricchezza che diano valore anche al benessere umano e sociale. La ricerca è stata presentata in Bocconi con il Premio Nobel Amartya Sen Perseguire un nuovo approccio basato su una nuova concezione di valore e ricchezza in doppia ottica, a livello aziendale e anche a livello di sistema paese.  Questa è la strada indicata nel nuovo studio condotto dal CReSV Bocconi, Centro di ricerche su Sostenibilità e valore, in collaborazione con Fondazione Ernesto Illy e Centromarca, Associazione italiana dell’Industria di Marca, terza parte di un filone di ricerca sulla creazione di valore e la sostenibilità. Uno studio che illustra, tra l’altro, come ci sia una relazione diretta e positiva fra le variabili di responsabilità sociale di un’impresa e la sua performance economico-finanziaria. Lo studio analizza il concetto di valore sostenibile sotto due prospettive diverse, il sistema paese e il mondo aziendale, partendo dal presupposto che la crisi finanziaria abbia illustrato come la semplice massimizzazione del valore economico per gli azionisti non è più sufficiente per garantire la longevità delle aziende come il semplice Pil non è più in grado di identificare la vera ricchezza generata da un paese.

Il punto di vista Paese

La prima parte dello studio affronta una nuova analisi del concetto di ‘creazione di valore’ dal punto di vista del sistema paese, descrivendo i limiti dell’utilizzo del solo Pil come misuratore di ricchezza e analizzando i nuovi indicatori alternativi sviluppati negli ultimi anni, come il Better Life Index dell’Ocse, che incorporano anche fattori che ponderano il benessere umano . I ricercatori infatti illustrano come il Pil includa elementi che non creano vero valore per un paese o che addirittura lo erodono nel medio e lungo termine, come i danni ambientali causati dallo sfruttamento delle risorse naturali. E come i nuovi indicatori danno più valore agli indicatori che contribuiscono al benessere sociale dei cittadini, andando oltre il concetto di valore come semplice capacità di generare beni e servizi. “Il semplice Pil non è più sufficiente per rappresentare il livello di ‘ricchezza’ di una nazione,” spiega Francesco Perrini,  direttore del CReSV Bocconi e coordinatore dello studio. “Bisogna spostarsi da un approccio prettamente economico come quello dettato dal Pil verso una prospettiva sostenibile basata sullo sviluppo umano e sociale, che non è sempre esprimibile solo in termini monetari.”

Cosa stanno facendo le aziende

La seconda parte dello studio analizza la relazione tra i comportamenti socialmente responsabili delle aziende, che perseguono la massimizzazione del valore di tutti i portatori di interesse che si relazionano con essa, e la loro performance economica-finanziaria. I ricercatori hanno effettuato un’analisi su 111 società europee, andando a selezionare quelle per le quali era disponibile un rating di sostenibilità, ossia un voto assegnato da un’apposita società di rating rispetto all’impegno di tali organizzazioni per il rispetto dell’ambiente, degli aspetti sociali e per un’adeguata governance rispettosa degli interessi di tutti i portatori di interesse. Quindi hanno valutato la relazione tra il rating sostenibile di queste aziende con le loro performance economiche, e specificamente il trend dei titoli azionari nel periodo 2005-11. Lo studio ha riscontrato una diretta connessione positiva fra le variabili di responsabilità sociale di  impresa e i risultati economico-finanziari delle aziende analizzate. Tuttavia, è importante notare che tale relazione è stata particolarmente forte rispetto alla variabile ambientale, per cui è emerso che tale fattore ha una forte incidenza nel determinare le performance economiche delle aziende, mentre risultati meno eclatanti possono essere evidenziati per la variabile sociale e quella di governance, dove una forte relazione tra investimento in tali fattori e performance economiche non è evincibile in modo chiaro e univoco.  “Per fare comprendere l’entità pratica di quanto convenga economicamente essere socialmente responsabili,” spiega Perrini, “si consideri che dal nostro studio emerge che investire nella variabile ambientale arreca un importante beneficio economico, per cui il presidio di tale variabile da parte delle aziende giustificherebbe una percentuale tra il 17% e il 23%,  a seconda dello scenario analizzato, dell’extra-rendimento del prezzo azionario delle stesse aziende.”

Bene i nuovi indicatori secondo Centromarca

"L’industria di Marca promuove da anni il concetto di sostenibilità dello sviluppo. E’ ovviamente impegnata a difendere la redditività dei propri investimenti, via maestra per la sostenibilità nel lungo periodo, ma non prescinde dalla creazione di valore per gli stakeholders,” sottolinea Luigi Bordoni, presidente Centromarca. “Ben vengano, dunque, nuovi indicatori per documentare le diverse forme di valore che possono essere prodotte per migliorare la qualità complessiva della vita delle persone e della società in cui vivono".  “In una fase di crisi strutturale come quella che stiamo attraversando credo debbano essere riconosciuti e apprezzati in particolare modo gli sforzi di coloro che operano nella direzione di una crescita sostenibile, che significa creazione di valore non solo economica ma anche sociale e ambientale. Un tema che è sempre stato molto caro a mio marito Ernesto Illy e un valore guida per la nostra azienda,” afferma Anna Illy, presidente della Fondazione Ernesto Illy. “Un approccio olistico alla sostenibilità e alla creazione di benessere sono prerequisiti imprescindibili per il futuro del pianeta e implicano una solida e continua collaborazione tra aziende e paesi.”

Lo studio sarà pubblicato nel volume ‘Sustainable Value Creation: From a Country to a Corporate Perspective’ di Emanuele Teti e Francesco Perrini (Egea, 2012).

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