Aprile 2012. Consentiteci ogni tanto qualche divagazione letteraria. Nelle Lezioni americane Italo Calvino, nelle sue lezioni sul futuro, ha ragionato in profondità sull’elogio della leggerezza, facendola diventare un plus da minus che era sempre stata considerata. Topico il passaggio dall’harware al software e una nuova ripartizione di poteri di mercato e filosofici, fino ad arrivare alla malinconia e all’ironia di Cervantes e Shakspeare. La prendiamo a pretesto per questo passaggio, a nostro avviso, graduale, lieve, ma continuo di H&M. Il suo concorrente diretto nel fast fashion, Zara, ha tentato anch’esso di pulire e rendere leggero il negozio. E questa, infatti, e una tendenza di molti retailer.
A Zara riesce con teatralità, soprattutto se si paragonano i flagship delle due insegne. La leggerezza di H&M è meno teatrale perché deve fare i conti, certamente, con la moderata massificazione dell’offerta, per far quadrare il conto economico e la produttività a mq.
Ma è la leggerezza delle attrezzature, la leggerezza del visual che, fattisi appunto leggeri, quasi scompaiono per far posto al prodotto. Il disegno a salire verso la parete è il solito, dal tavolo in poi, ma la stessa rappresentazione del prezzo è molto meno gridata di una volta, nonostante l’impasse delle vendite e le stramberie della meteopatia.
Pur svolgendosi su 2.500 mq la grande superficie specializzata in fast fashion è leggera.
Ma è ancora attuale questo termine: “grande superficie specializzata in fast fashion”?