Coop consumi Il potere d’ acquisto delle famiglie e calato

Data:

Il potere d’acquisto delle famiglie è calato del 7% in 10 anni

Settembre 2011. È stato presentato il Rapporto Coop 2011 “Consumi e distribuzione” redatto dall’ Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref. (Ricerche per l’Economia e la Finanza) e supporto d’analisi di Nielsen.
Il Rapporto, illustrato da Enrico Migliavacca, vicepresidente vicario Ancc-Coop, fotografa lo stato di salute  dei consumi nel nostro Paese inserito in un contesto europeo e internazionale e fornisce previsioni ragionate per il triennio 2011-2013. “Se è vero che tecnicamente la crisi dell’economia globale risulta terminata nel secondo trimestre 2009, ovvero 2 anni fa e dunque un lasso di tempo sufficiente per poter parlare di ripresa avanzata, – ha detto Enrico Migliavacca- è altrettanto vero che diversamente dai cicli economici tradizionali la caduta è stata così intensa e disuguale che ancora oggi persistono diversi focolai di crisi e un po’ tutti i Paesi, a eccezione delle economie emergenti, devono fare i conti con squilibri interni e problemi di indebitamento”.

L’andamento delle vendite 2011, le previsioni, la fiammata dell’inflazione e la strategia di Coop
Famiglie sfibrate, in carenza di futuro, votate al risparmio e impegnate a recuperare potere d’acquisto a parità di consumi.
“In una situazione di crisi strutturale – ha affermato Vincenzo Tassinari, presidente del Consiglio di Gestione di Coop Italia – il rigore nei conti pubblici è d’obbligo, ma manovre che rischiano di essere depressive avranno come risultato una consistente riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, che negli ultimi dieci anni è già calato del 7%, e quindi genereranno ancora una ulteriore contrazione dei consumi. Ogni punto di Iva in più pesa 7 miliardi sui consumi annuali.  L’aumento al 21% intacca settori già fortemente penalizzati (l’abbigliamento nel primo semestre 2011  fa segnare un -8%, il bazar sfiora il -6%, il multimediale sfiora il -15%) ma ogni ulteriore manovra sul versante Iva sarebbe ancora più disastrosa. Il rischio è riportare la spesa delle famiglie a livelli ancora più bassi dei minimi toccati nel 2009. Ancor prima della manovra, il calo dei consumi alimentari ha penalizzato le vendite della gdo e di Coop che, a parità di rete, restano negative (-1%) da tre anni. A ciò occorre aggiungere l’assoluto silenzio sotto cui sta passando l’incremento dei prezzi alimentari alla produzione che nell’anno in corso arriverà al 4,5% e che, sulla base degli aumenti di listino richiesti dall’industria, nel 2012 potrebbe essere del 4,6%. Se questo aumento  fosse riversato interamente alla vendita l’inflazione (la più iniqua delle imposte) peserebbe per altri 300 euro sulla spesa alimentare di una famiglia italiana media. Coop invece dal 2003 al 2010 ha aumentato i prezzi del 4,9% a fronte di una inflazione Istat del 14,6% e nel 2011 rispetto agli aumenti detti del 4,5% si manterrà stabile sull’1,3%.

Il messaggio alla politica
“Noi pensiamo che la gravità della situazione richieda, oltre a critiche e rivendicazioni legittime, uno sforzo propositivo –continua Tassinari- Al mondo politico e in particolare al Governo chiediamo di riavviare una grande stagione di liberalizzazioni in grado di infondere dinamismo in una economia altrimenti asfittica. Per questa via si possono eliminare posizioni di rendita e recuperare i divari sociali a tutto vantaggio delle famiglie. Una stagione di liberalizzazioni potrebbe determinare un aumento in un decennio del Pil del 10,8%, come già evidenziato nel Rapporto Coop 2010 e confermato da altre autorevoli fonti. Ciò genererebbe una maggiore capacità di spesa in termini di nucleo familiare di circa 3000 euro all’anno, 250 euro al mese. La dimostrazione è sotto gli occhi di tutti. L’incremento dei prezzi nella gdo nell’ultimo triennio è stato per l’Italia pari a appena il 2,3% (mentre nella media europea i prezzi sono cresciuti di quasi 4 volte +8,4%), segno che là dove si ha a che fare con una maggiore concorrenza (e il mercato italiano è quello che presenta il maggior numero di competitor) e con un settore liberalizzato i margini delle imprese calano a tutto vantaggio del consumatore Se poi prendiamo un caso specifico come quello dei farmaci, ovvero un settore peraltro solo parzialmente liberalizzato dove Coop ha investito, il risparmio medio che garantiamo nei nostri 105 corner salute è pari a -21% rispetto alle farmacie. Come successo per i farmaci e la telefonia,  Coop è pronta a entrare in forza nei settori distributivi che si dovessero veramente liberalizzare.  Il settore dei carburanti  è uno di questi”. “Infine Coop, leader della gdo italiana, lancia un piano di lavoro propositivo a tutte le imprese della filiera conclude Tassinari-In particolare ci rivolgiamo al mondo dell’industria per un impegno straordinario a favore del consumatore italiano a al comparto dell’agricoltura per avviare progetti comuni,  così da incrementare i consumi valorizzando la qualità italiana e le filiere nazionali”.

Coop ha in cantiere nuove aperture anche al sud
“Come leader di mercato rivendichiamo con forza il ruolo che giochiamo a vantaggio dei nostri soci e dei consumatori italiani- prosegue Ernesto Dalle Rive, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Coop Italia- Voglio ricordare che Coop è uno dei pochi grandi gruppi nazionali ad aver stabilmente incrementato l’occupazione anche nei periodi di crisi (nell’ultimo decennio l’incremento è stato del 37% raggiungendo i 56.000 addetti) e siamo impegnati in un piano di sviluppo che non conosce soste: nel triennio 2011-2013 saranno 55 i nuovi punti vendita che apriremo, generando nuova occupazione e investendo oltre 500 milioni di euro.

Scarica : "Capire la Gda: i dati del 2010"

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sei umano? *

Condividi:

Popolari

Articoli simili
Related

l’IA rivoluzionerà tutto…anche il Retail

L'IA impatterà il mondo ed il retail in modo particolare. Dalla logistica agli acquisti, i processi verranno con ogni probabilità rivoluzionati. È meglio prepararsi per evitare di prendere l'onda del cambiamento in faccia.

Chi ha ucciso Clevi?

Clevi, startup creatrice di un sistema di rilevazione e comparazione dei prezzi retail applicati online, ha chiuso i battenti per mancanza di clienti e fondi, nonostante potesse apportare valore al mercato. Chi sarà interessato ad acquisirne proprietà intellettuale e strumenti di rilevazione?

Una nuova rivista di retail. Perché?

RetailWatch torna dopo 4 anni, in un momento sfidante per il retail nazionale ed internazionale, riprendendo lo stile e gli argomenti per cui è diventato famoso.