Il food&beverage è il settore più interessante per il credito

Data:

Il food&beverage è il settore più interessante per il credito

Ottobre 2018. Nei pagamenti commerciali la distribuzione beverage migliora ma permangono difficoltà. Un’analisi più aggiornata e specifica sui pagamenti nel settore beverage È stata condotta da Crìbis che messo a confronto l’andamento del comparto della distribuzione di bevande con quello nazionale, fino alla fine del 2017. I risultati pur tenendo conto dei parametri e dei modelli diversi da quelli analizzati, mostrano un miglioramento nel settore. In Italia solo poco più di un terzo dei pagamenti avviene nei tempi dovuti: nel quarto trimestre 2017 la quota di pagamenti entro la data di scadenza era il 37,3% sostanzialmente invariato rispetto sette anni prima, inizio della rilevazione. Nel commercio all’ingrosso in sette anni si è avuto un graduale miglioramento, essendo aumentato la quota di pagamenti puntuali: 19,5% (da 16,3% nel 2010); e puntuale il 25,1% delle aziende del commercio all’ingrosso food, il 15,7% della grande distribuzione, il 17,9% del commercio al dettaglio food and beverage e il 17,7% del settore horeca.
La distribuzione del beverage migliore rispetto al 2010: i ritardi oltre i 30 giorni passano dal 16,3% al 15,2%. È l’unico comparto che mostra segnali di progresso significativi. In difficoltà invece sono le aziende del commercio al dettaglio food and beverage e del settore horeca, che si confermano i peggiori pagatori del comparto, rispettivamente col 19,6% e il 21,7% di debitori che pagano abitualmente oltre un mese dopo la scadenza. Rispetto al 2016 sono diminuiti in modo consistente in ritardi oltre i 30 giorni nei pagamenti commerciali in quasi tutti i rami del comparto: hanno registrato almeno 6,2% nel commercio all’ingrosso beverige, -13,3% nella grande distribuzione, -8,9% nel commercio all’ingrosso food, -17,5% nell’horeca e -16,2% nel commercio al dettaglio food and beverage. Il progresso è ancora più netto per i pagamenti alla scadenza, ambito nel quale il commercio all’ingrosso beverage registra un robusto +23,4%, mentre per gli altri rami la situazione è sostanzialmente stabile. A partire dal 2007 l’Italia vissuto la più grave crisi in tempi di pace dell’unità. Una crisi che ha fortemente ridimensionato la struttura produttiva del paese in termini di unità locale, occupazione e valore aggiunto e chi è lasciato segni visibili ancora oggi, con settori industriali che segnano livelli di attività inferiore di un terzo rispetto a quelli del 2007 è un Pil che non ha ancora recuperato interamente la profonda caduta registrata nelle due recessioni susseguitesi dal 2007. Il settore food and beverage non ancora fatto eccezione e i dati di pagamento ne testimoniano le crescenti difficoltà. I dati sono disponibili solo del 2010, quando la prima recensione era già finita, la seconda si è avuta tra il 2011 e 2013. Rispetto a sette anni fa le imprese in grado di pagare puntualmente i fornitori sono diminuite del 30,7% nel settore horeca, del 26,3% nella grande distribuzione, del 15,6% nel commercio al dettaglio e del 9,1% nel commercio all’ingrosso food. Soltanto il commercio all’ingrosso ha registrato un incoraggiante +19,6%; quest’ultimo settore è anche l’unico, insieme alla GDO, che è stabile sui livelli del 2010, ad aver registrato un calo dei ritardi gravi (-23,6%), mentre il commercio all’ingrosso food, il commercio al dettaglio e horeca, hanno registrato un incremento rispettivamente del 18,8%, del 30,7% e del 120,1%. Questi dati sono particolarmente importanti se si considera che il food and beverage un settore strategico per l’economia italiana. Rappresenta infatti il mercato di sbocco di molte filiere industriali italiani e ha un impatto importante sul Pil. È però un settore anche molto complesso da gestire, caratterizzato da forte volatilità. Una recente analisi condotta da Crìbis sul tasso di mortalità e natalità delle imprese a messo in evidenza che durante la crisi nel settore orecchia sono nate ogni anno quasi 40.000 aziende e hanno chiuso i battenti circa 30.000 aziende, mentre il commercio al dettaglio food and beverage quelle che hanno cessato l’attività ogni anno sono state circa 13.000, più di quelle che sono nate, poco più di 11.000. Ma è la volatilità l’elemento da tenere in maggiore considerazione: dopo solo 18 mesi dall’apertura anno infatti chiuso il 20% di bar e ristoranti il 22% dei negozi food and beverage. È  quindi un settore dove la gestione del credito commerciale è un fattore fondamentale per la solidità delle aziende creditrici.
 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sei umano? *

Condividi:

Popolari

Articoli simili
Related

GruppoArena Vs EuroSpin Sicilia. Come la concorrenza discount impatta su un leader regionale.

Che impatto ha una quota discount regionale elevata (>30%) su un'azienda leader del comparto super?Scopriamolo analizzando i conti del Gruppo Arena e di EuroSpin Sicilia.

MD vs Dimar. Due modelli a confronto.

I modelli di business vincenti in ambito super e discount sono profondamente diversi. Analizziamo quelli di due aziende importanti (Dimar & MD), scoprendo che non sono sempre i discount a fare la parte del leone nel produrre profitto.

Carrefour & gli errori da evitare nel Franchising.

Carrefour in Italia ha privilegiato lo sviluppo del franchising. Analizziamo le sfide che derivano da tale settore e i numeri di una società (GS SpA) molto importante per il Gruppo.

La concentrazione di DMO ha pagato? Analizziamo i numeri di Gruppo.

DMO SpA, nel tempo, in ambito distributivo ha scelto di focalizzarsi su drugstore e profumerie, cedendo il controllo di attività no core. Vediamo, analizzando i numeri, se la scelta ha pagato o meno.