Febbraio 2019. Coop sulla Direttiva Europea sulle Pratiche Sleali: “Una normativa che si allontana dal fine giusto per cui era nata, ovvero tutelare gli agricoltori nella contrattazione con la distribuzione e con l’industria, e se rimanesse tale e quale favorirebbe le multinazionali del cibo”.
Una normativa nata con un fine giusto, ma nell’iter parlamentare è stata orientata a favorire le multinazionali del cibo, con un rischio di penalizzare i consumatori. Coop, la prima insegna della grande distribuzione in Italia e al tempo stesso una rete di imprese associate in rappresentanza di circa 6,8 milioni di soci, guarda criticamente al testo della Direttiva Europea sulle Pratiche Sleali uscito dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo e solo parzialmente corretto dalla Consiglio Europeo. “Il testo è troppo squilibrato a favore dell’industria di largo consumo –commenta Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia – perché nella stesura finale è stato disatteso il limite dimensionale a cui applicare le tutele; nella fase iniziale si stabiliva un distinguo individuando nelle imprese piccole e medie della filiera agroalimentare i soggetti da tutelare. Ma il testo uscito ora è ben poco simmetrico e amplia moltissimo la definizione di soggetto da tutelare includendo le imprese industriali fino a 350 milioni di euro di fatturato. Né vi sono sufficienti elementi di reciprocità che compensino lo squilibrio che si viene a creare nella contrattazione”. “Si tratta ancora una volta di una norma che intende rappresentare la distribuzione come il soggetto “cattivo” della filiera e questo è sbagliato. E poi – continua Pedroni – c’è distribuzione e distribuzione e si fa un danno anche nei confronti dei consumatori a non operare i necessari distinguo. Coop impatta positivamente come nessun altro operatore commerciale sull’agricoltura italiana; abbiamo rapporti stabili e duraturi con migliaia di piccole e medie imprese fornitrici, l’85% dell’ortofrutta presente in Coop è italiana, il 90% delle carni anche “.