Aprile 2019. Non seguiamo mai il lusso per non confondere il retail e il prodotto e le strategie di marketing ad esso applicate.
Ma a New York non potevamo mancare la visita di Gucci a Wooster street, Soho, Manhattan.
Negozio distante in tutti i sensi dal flagship sulla 5Av e dai suoi fasti. Qui a Wooster st Gucci da una lezione di:
. branding,
. di retail,
. di cultura.
L’edificio che ospita Gucci era prima della 2° guerra uno stabilimento di matite. La parte di esposizione delle collezioni sono tante piccole rappresentazioni del fashion della casa.
I pavimenti sono di piastrelle interamente decorate a mano.
Grazie a una nuova tecnologia led i clienti possono osservare posizionamento e prodotti in 3D senza l’ausilio di occhiali. In due piccole sale cinematografiche allestite proprio vicino ad uno degli ingressi sono proiettati film di cineasti indipendenti dai grandi studios.
La sorpresa più grande è la libreria sempre all’ingresso. Il progetto è stato fatto in collaborazione con David Strettel, già direttore culturale di Magnum Photo e adesso fondatore di Dashwood Books per un allestimento in stile (l’intero arredamento proviene da una farmacia) con diverse sedute per gustarsi un assortimento di libri di arte e fotografia, non solo sulla moda. L’intento è quello di diventare la libreria di riferimento di Soho, in pratica due mestieri si fondono in uno solo.
Libreria e sale cinematografiche fanno parte del posizionamento per rispettare la storia del quartiere di Soho, che è sempre stato un esempio di avanguardia culturale sia dal punto di vista architettonico sia di eventi ospitati. E Gucci oltre a ricordarli vuole rappresentarli