Le centrali di acquisto hanno ancora un valore? Dipende

Data:

Le centrali di acquisto hanno ancora un valore? Dipende

Luglio 2018. La ricostruzione delle centrali di acquisto in Italia di RetailWatch forse pecca per schematismo, ma serve per:
. fare il punto della situazione,
. vedere le quote di mercato,
. ragionare sull’evoluzione.
 
Qualche anno fa l’Ad di Procter&Gamble, Sami Kahale (adesso Dg di Esselunga) fece un intervento interessante a Linkontro Nielsen: dopo anni di sostanziale parità nella contribuzione fatta come dire? A pioggia, spiegò che la contribuzione doveva passare necessariamente sul valore svolto da ogni singola insegna, anzi da ogni singolo negozio, nell’evidenziare il percorso di messa sul campo del lancio di singoli prodotti dell’IDM, della loro valorizzazione nelle promozioni, nella loro evidenziazione a scaffale, nel rispetto dei valori della contribuzione e degli investimenti a supporto.
 
Difficile dire se questo programma è stato poi sviluppato e radicalizzato sul territorio. Dipende da insegna a insegna, da location a location.
 
Il sell in è ancora alla base dell’operatività del retail italiano. Il sell out un po’ meno e la contribuzione dell’IDM gioca un ruolo evidente nei bilanci dei retailer italiani, con punte, per quel che RetailWatch può vedere, del 18%.
 
Ci si è mosso di più in questi anni è stato AiCube e il suo principale attore, Gruppo Végé, basta vedere la sua quota all’interno dell’aggregato, il 4,2%.
 
A quel che risulta a RetailWatch sta cambiando il ruolo delle centrali: da gruppi di mera contrattazione con l’IDM stanno diventando, alcune per lo meno, centrali di marketing con scambio significativo di esperienze e di informazioni.
 
Resta il fatto che alcune vivono nello splendido isolamento.
 
La tabella qui sotto alla voce altri, troviamo tutti i discounter (ancora non viene contabilizzato Aldi e Leader Price, lo saranno nel 2019; ma i discount hanno una prevalenza di MDD importante, come la retail community sa bene), ma anche Esselunga (con una quota del 9%, che è poi la quota di mercato al dettaglio), Bennet, Rewe e altri ancora. Continueranno ancora nello splendido isolamento o vorranno entrare in qualche centrale? Dipenderà ovviamente dai benefici che saranno loro offerti e se effettivamente riporteranno differenze significative nel conto economico.
 
Quel che conta è il graduale passaggio da centrali di mero acquisto a centrali di marketing e di informazione.
 
Dipenderà ovviamente anche dagli investimenti dell’IDM nel trade marketing, che, nel frattempo si stanno diversificando verso i canali dell’e-commerce (Amazon ma non solo) e altre operation.
 

Eurospin (5,9), Lidl (3,4), MD (2,5), Rewe (1,3), Gruppo Brio, Bennet (1,6) , Tuo (0,1), S&C, Esselunga (9), Italy Discount (03)
 
Fonte: elaborazioni su dati Nielsen, 2018

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sei umano? *

Condividi:

Popolari

Articoli simili
Related

GruppoArena Vs EuroSpin Sicilia. Come la concorrenza discount impatta su un leader regionale.

Che impatto ha una quota discount regionale elevata (>30%) su un'azienda leader del comparto super?Scopriamolo analizzando i conti del Gruppo Arena e di EuroSpin Sicilia.

MD vs Dimar. Due modelli a confronto.

I modelli di business vincenti in ambito super e discount sono profondamente diversi. Analizziamo quelli di due aziende importanti (Dimar & MD), scoprendo che non sono sempre i discount a fare la parte del leone nel produrre profitto.

Carrefour & gli errori da evitare nel Franchising.

Carrefour in Italia ha privilegiato lo sviluppo del franchising. Analizziamo le sfide che derivano da tale settore e i numeri di una società (GS SpA) molto importante per il Gruppo.

La concentrazione di DMO ha pagato? Analizziamo i numeri di Gruppo.

DMO SpA, nel tempo, in ambito distributivo ha scelto di focalizzarsi su drugstore e profumerie, cedendo il controllo di attività no core. Vediamo, analizzando i numeri, se la scelta ha pagato o meno.