Care aziende, dice Francesco Morace, avete capito che dovete prendere posizione?

Data:

Ottobre 2019. La capacità di un consulente (giudizio personale) si vede dalla profondità di pensiero che sa anticipare i paradigmi e i trend che stanno per arrivare. Ovviamente di consulenti così ce ne sono pochi e questi pochi vanno a ruba.

Francesco Morace, sociologo e consulente strategico con il suo Future Concept Lab, nel suo ultimo libro (Il Bello del mondo, Egea) oltre a dipingere uno scenario per un respiro globale dà alcune indicazioni operative importanti per chi vuole armeggiare con la bussola dell’oggi senza aspettare il domani.

Sono contenute nella tabella di confronto fra la logica del Just do it e il Think it trought, Pensare nel mentre, nelle conclusioni.

La prima:

. Educare: c’è veramente tanto da fare in questo senso. Prendiamo il caso dell’ambiente: è difficile che la politica sovrannazionale trovi una rotta comune a tutte le Nazioni del mondo. Molto di più potrebbero fare le multinazionali proprio educando il consumatore a modificare, magari anche poco, ma modificare i comportamenti quotidiani delle persone. La svolta potrebbe avvenire nel volgere di poco tempo. Le ricerche ci dicono che di fronte ai problemi dell’ambiente il consumatore è contemporaneamente spaesato e preoccupato. Spaesato perché non ha le informazioni giuste, vorrebbe fare qualcosa ma è impotente. Dare le informazioni insieme all’educazione credo, come dice anche Morace, diventerà uno spartiacque per giudicare le grandi imprese di produzione e distribuzione.

La seconda:

. Prendere posizione. Questo ricordato da Morace è un passaggio troppo importante. Il marketing si è sempre avvalso del posizionamento per costruire la logica di mercato del prodotto o del servizio messo in vendita. Il posizionamento non basta più: è necessario che l’azienda, di produzione, di distribuzione, prenda posizione, alzi la voce (senza esagerare) per parlare al consumatore dei problemi che stiamo affrontando, per invitarlo a prendere posizione. La campagna di Patagonia, ed è solo un esempio, Don’t by this jacket, va proprio in questa direzione: la giacca, dice il brand, si può riparare anche dopo un uso prolungato, non conviene buttarla o dimenticarla nell’armadio. Questo è un aspetto merceologico. Ma Patagonia si distingue dai suoi concorrenti per prendere posizione contro progetti di devastazione dei territori come la creazione di dighe sui fiumi quando a nulla servono; una percentuale del suo fatturato va proprio nel prendere posizione finanziando le azioni di gruppi sul territorio.

Il futuro del commercio

Leggete cosa scrive a proposito del nuovo commercio: dovrà seguire la dimensione 5.0, dovrà cioè aggiungere all’innovazione tecnologica 4.0 dell’industria, quella della quinta dimensione, tutta umana della relazione con le persone e i luoghi, che sappia attraversare le condizioni cogliendo le occasioni, coltivando la conoscenza e le relazioni.

Morace in Il Bello del mondo apre poi un’altra strada. Tutti ricordiamo le 4P di Kotler, lanciate negli anni ’60 negli Usa. Morace dice che è necessario imboccare un percorso più europeo, basato sulla componente umana, per un nuovo respiro dei mercati.

Propone le 6R del marketing relazionale. Eccole:

. la Rilevanza,

. La Risonanza,

. Il Rispetto,

. La Responsabilità,

. La Reciprocità,

. Il Riconoscimento.

Ovviamente non entriamo nel dettaglio di ogni R, altrimenti non comprereste più il libro di Francesco Morace e l’editore Egea si arrabbierebbe. Le abbiamo citate per lo sforzo di uscire dai luoghi e dai passaggi comuni, che Morace compie, mettendo a disposizione di tutti una parte importante del suo sapere.

È la condivisione che sta cambiando il mondo e le nuove generazioni lo sanno bene e la applicano tutti i giorni. Provare per credere.

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