Febbraio 2020. Le presentazioni delle agenzie di comunicazione sono sostanzialmente identiche (nel concetto, intendo): poche sanno arrivare immediatamente all’attenzione dei convenuti. Il giudizio è personale, ovviamente.
Ultimamente ci ha convinto Caffeina di Parma, per le dimostrazioni dei risultati raggiunto e Otto su Nove.
Il loro pay off è: “Scegliere è una questione di istinto. Decidere è questione di motivazione. Motivare è questione di motivazione”. Un po’ criptico, non è vero? Concordiamo.
Ma se scaviamo nel loro approccio scopriamo che hanno una metodologia mista: neuro marketing e behavioural science, un incontro esplosivo e fonte di nuove filosofie. Tenteremo di metterle in luce, riguardando le loro presentazioni e i ragionamenti che ne conseguono perché hanno tre focus:
. il brand development,
. l’instore marketing,
. il retail design.
Luca Florentino, il Ceo, sorride sempre (anche quando lo mettono in coda a tutti gli interventi dei convegni), come i suoi colleghi, parla con leggerezza, risponde sempre alle domande in modo semplice e circostanziato. Ed è per questo che scriviamo questo articolo: empatia e trasparenza, che dovrebbero esserci sempre nella comunicazione.
Cominciamo con gli assunti:
- “I consumatori non pensano quello che sentono. Non dicono quello che pensano e non fanno quello che dicono”. David Ogilvy.
- “Le emozioni e le sensazioni non sono un lusso. Sono un modo per guidare i nostri giudizi e le nostre decisioni. Le emozioni portano il corpo nel circuito della ragione”. Antono Damasio.
L’in store e il retail design:
- La mente segue sentieri non consci all’interno del negozio.
- L’attenzione è una risorsa scarsa.
- Le emozioni assistono la ragione.
- Le emozioni sono le pareti della stanza dove la nostra razionalità decide.
- Non si è nel business se non si fa spettacolo.
L’operatività:
- Il nostro cervello crea un giudizio non conscio su un ambiente entro 90 secondi dall’ingresso. Dal 62 al 90% dipende dal colore. Il colore aumenta fino al 90% la brand recognition.
- Troppa scelta, poca scelta: nel caso di 6 marmellate esposte il 30% ha comprato, nel caso di 24 marmellate esposte il 3% ha comprato.
- Il cervello è pigro: se vuoi incoraggiare qualcuno a fare qualcosa, rendiglielo facile.
Le visite nel negozio:
- L’1% sono i prodotti realmente visti.
- 80% del tempo le persone lo sfruttano per cercare i prodotti.
- 1-3 sono i prodotti visti in uno scaffale.
- Solo il 20% della superficie viene visitata.
- Sono 30.000 le referenze in media all’interno di un ipermercato italiano.
- Il tempo di visita è di circa 30 minuti.
- Sono meno di 300 le referenze esaminate coscientemente.
E altro ancora, non vogliamo saccheggiare la relazione di Luca Florentino. Pensate che questo articolo sia un publiredazionale? Vi sbagliate di grosso, RetailWatch fa poche concessioni in questa direzione.