Maggio 2020. Sanofi CEO Paul Hudson ha creato un terremoto politico in Francia affermando che il governo americano “has the right to the largest pre-order because it’s invested in taking the risk” Dobbiamo ringraziare Paul Hudson per aver confermato ciò che sospettavamo: la presenza di accordi per la distribuzione di un vaccino che inizierà i test clinici nella seconda metà del 2020 e sarà disponibile per la vendita nella seconda metà del 2021. Sanofi, che ha ricevuto centinaia di milioni di credito fiscale dal governo francese a supporto della sua ricerca, è stata costretta a ritrattare facendo fare la figura dello stupido al suo CEO. Siccome è molto improbabile che Paul Hudson sia uno stupido, dobbiamo chiederci cosa lo abbia spinto a fare una dichiarazione apparentemente così improvvida. Per rispondere a questa domanda, bisogna richiamare l’iniziativa della Commissione Europea , che ha raccolto 8 miliardi da 40 paesi ( esclusi USA e Cina ) per finanziare la ricerca sul vaccino per il Covid19; un vaccino che la commissione considera un bene pubblico globale e, dunque, un prodotto a cui tutti i paesi dovrebbero poter accedere alle stesse condizioni e nello stesso momento. Con la sua dichiarazione, il CEO di Sanofi ha voluto ricordare che un conto sono le dichiarazioni pubbliche ( for the birds) e altro è il business: se l’Europa vuole far accettare a Sanofi, un’impresa francese ma con filiali in molti paesi compresi gli USA, un pre-ordine analogo a quello degli Usa, deve contribuire in egual misura al finanziamento della ricerca.
La vicenda Sanofi ci ricorda inoltre che avremo una forte carenza di vaccino rispetto alla domanda per diversi motivi :
- I numerosi vaccini attualmente allo studio saranno pronti per la commercializzazione con una diversa tempistica, mentre gli accordi di pre-acquisto dei governi riguardano necessariamente solo un vaccino ;
- Non sarà possibile orientare tutti, o gran parte, degli impianti di produzione verso la fabbricazione del vaccino che sarà pronto per primo, in quanto nessuno può garantire la piena sostituibilità sul piano dell’efficacia dei vaccini che via via saranno pronti per il mercato;
- Anche ammesso che gran parte degli impianti di produzione vengano dedicati alla produzione del primo vaccino pronto per il mercato, ci vorrà molto tempo per fabbricare e distribuire la quantità necessaria per la popolazione mondiale; i 20 anni richiesti per eradicare quasi completamente la polio ci ricordano che, anche in presenza di quantitativi adeguati, la distribuzione richiede molto tempo.
In una situazione di carenza di vaccino rispetto alle esigenze delle singole nazioni, ci possiamo aspettare che i governi requisiscano la produzione degli impianti che rientrano nella loro giurisdizione; ciò che è già successo per le mascherine ed i respiratori nella fase acuta della pandemia. I nazionalismi e le connesse requisizioni non faranno altro che aumentare la carenza di vaccino. In caso di conferma a novembre di Donald Trump alla presidenza , è impensabile che il vaccino prodotto negli USA possa venir esportato prima di aver soddisfatto pienamente la domanda interna.
Ci possiamo poi aspettare che gli accordi di prevendita del vaccino non riguardino solo il finanziamento della ricerca, ma interessino anche altri aspetti della relazione commerciale tra le case farmaceutiche ed i governi. E’ cioè molto probabile che l’impresa che vincerà la corsa al vaccino avrà anche un aumento delle vendite degli altri prodotti che compongono il suo portafoglio paese. Fra i possibili corrispettivi per il pre-acquisto di quantità importanti di vaccino non vi è infatti solo il finanziamento della ricerca, ma anche l’impegno ad autorizzare e far acquistare dal sistema sanitario nazionale gli altri prodotti della casa farmaceutica fornitrice del vaccino.
Per quanto riguarda poi il prezzo del vaccino, vi sarà una quotazione fissa ufficiale su livelli contenuti, che lascerà trasparire una forte carenza di prodotto, ed una quotazione variabile più alta e soggetta a trattative bilaterali. Un doppio mercato dunque.
Tutto questo se i governi faranno prevalere l’interesse nazionale e se prevarrà un orientamento dei populismi dei politici. Esiste una via di uscita dal far west della pandemia? Certamente, ma è una via improbabile senza un cambiamento alla presidenza degli USA. Bisognerebbe Infatti riscoprire il multilateralismo, rinvigorire ed aumentare il ruolo delle istituzioni internazionali per sottrarre al libero mercato la produzione, la distribuzione e la vendita dei futuri vaccini.