Come sono incrementati gli accessi dell’e.commerce di Carrefour e Esselunga e e.Coop

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Maggio 2020. L’Italia è stato il primo Paese in Europa coinvolto nella pandemia e il primo Paese con la necessità di bloccare alcune attività per la sicurezza della popolazione e nel tentativo di rallentare la diffusione del virus. Il traffico web è cresciuto a causa del maggior numero di persone confinate in casa che si sono riversate sul web. L’obbligo di isolamento domiciliare e la paura del contagio, hanno portato ad un aumento del 60% del traffico Internet nel mese di Marzo. In Italia il 72% degli utenti ha speso più tempo sullo smartphone rispetto a prima. In particolare il traffico è aumentato per i siti della grande distribuzione (oltre il 250%) e il food delivery. A farne le spese invece i siti turistici, di hotel, airlines, noleggio auto e di eventi, il retail.

Cosa dicono gli operatori

In una indagine condotta sul tema dell’e-commerce e Coronavirus a metà marzo sugli operatori e-commerce italiani, in cui sono stati intervistati 58 operatori rappresentativi di tutti i settori merceologici, la maggior parte ha dichiarato che non vede un miglioramento dei propri affari. Il 54% delle aziende e-commerce intervistate ha visto infatti calare il proprio fatturato a causa del Coronavirus, mentre solo il 21% lo ha incrementato. Chi ha perso fatturato lo ha dimezzato, in media -54% del fatturato. Sono gli operatori di Abbigliamento, Casa e arredamento e soprattutto del Turismo a soffrire maggiormente. Chi tuttavia ha incrementato il proprio fatturato fa fatica a stare dietro agli ordini con un +96% di incremento medio in settori come l’intrattenimento online e la formazione, o i negozi online di alimentari che da soli hanno visto un +300%. I prodotti più comprati dagli italiani sono la pasta, i disinfettanti e i prodotti a lunga conservazione. Le aziende e-commerce italiane hanno dovuto riorganizzarsi per gestire il momento critico. In particolare gli ambiti valutati più sotto stress sono legati all’organizzazione con lo smart working (31%), la logistica (27%) e l’approvvigionamento di prodotto (21%). Ma il tema che sembra inquietare anche chi ha visto un aumento delle vendite è la questione finanziaria, sia per uno scoraggiamento generale degli investitori che per una generale maggiore rigidità nei pagamenti per paura di non incassare da parte delle altre aziende con cui collaborano.

Il ruolo della logistica

Lo smart working il maggior cambiamento che hanno dovuto affrontare gli operatori e-commerce italiani installando VPN a casa dei dipendenti per garantire la sicurezza e gestendo i centralini di customer service in cloud su Softphone. Zoom, Trello, Workspace, Slack, Workast, Google Drive, Skype, WhatsApp Web sono diventati tutti strumenti essenziali all’attività aziendale. Molti operatori e-commerce che avevano anche una distribuzione fisica hanno chiuso i negozi. Le aziende con incrementi importanti delle vendite hanno iniziato a limitare gli ordini per persona o ad aumentare il costo per ordine per cercare di ottimizzare le consegne. Alcuni negozi di alimentari e supermercati hanno iniziato a limitare gli acquisti alle categorie deboli per la quantità di clienti. Sull’altro fronte chi ha voluto sostenere le vendite ha fatto ricorso sempre più alla gratuità della consegna e a codici sconto. Gli operatori e-commerce in questo periodo vorrebbero una logistica più capace di reggere la domanda in sicurezza da una parte e una maggiore serenità delle persone che oggi non comprano più quello che non sia strettamente necessario per vivere in casa. L’andamento del mercato italiano anche nelle settimane successive alla survey ha ricalcato quanto emerso dal campione per quanto riguarda le aree di stress. Molti operatori hanno incontrato difficoltà nella gestione degli ordini dai quali sono stati sommersi e hanno dovuto inventarsi le code virtuali allo store online. Come ha fatto ad esempio Carrefour, dove chi vuole comprare deve attendere tra una e due ore in fila davanti allo schermo di casa. Anche quando si riesce ad accedere sui supermercati online però si scopre che le prime consegne disponibili sono tra due settimane, come su Esselunga. Anche lo stesso Amazon Prime costringe a rimanere appostati a mezzanotte e un minuto quando si sbloccano i nuovi slot di consegna prenotabili sospendendo le consegne dei prodotti non essenziali. A inizio aprile le code sono diventate più snelle, così come i tempi di consegna. Anche le spedizioni sono diventate un problema reale. In alcuni comuni non è possibile effettuare spedizioni, Poste Italiane, BRT, FedEx e TNT , ad esempio, hanno chiuso alcune filiali. Ci sono anche alcuni comuni dove il recapito dei pacchi è espressamente vietato da ordinanze regionali85. Dopo aver comunicato che avrebbe dato priorità ai prodotti di prima necessità, Amazon Italia il 17 di marzo ha dovuto contingentare le consegne. Lato prodotto ha annunciato di aver rimosso oltre un milione di prodotti che dichiaravano falsamente un’associazione con il Coronavirus. Dal 24 di marzo ha avuto a che fare con lo sciopero dei lavoratori dei magazzini che denunciano di lavorare senza mascherine e senza dispositivi adeguati86. In generale l’efficienza delle consegne è calata considerevolmente: nei 10 giorni precedenti alla metà di marzo si evidenzia una percentuale del 70% di spedizioni consegnate a fronte di un aumento del 43% delle spedizioni. Questa percentuale diminuisce al 55% se si considerano i corrieri che si sono imbattuti in filiali chiuse o ridotta operatività.

Gli ingressi in alcuni operatori della GDO

Il grafico mostra l’incremento degli ingressi di Esselunga, Carrefour e e.Coop. Sono incrementi rilevanti che devono essere capiti e tesaurizzati. Capiti per via dei problemi da risolvere, tesaurizzati perché mostrano la capacità omnicanale delle imprese.

Fonte: Casaleggio Associati

1 commento

  1. Il grafico di Casaleggio Associati mostra l’aumento del traffico desktop e mobile, non l’aumento delle vendite !

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