Luglio 2020. Abbiamo già commentato due volte Erbert, il nuovo formato aperto a Milano subito dopo il lockdown, prima con la mistery shopper (leggi qui) e poi con una visita successiva di Giovanni Primi (leggi qui).
Ritorniamo nel negozio per approfondire il suo ruolo nell’educazione alimentare, un fatto sottovalutato da una grandissima parte della GDO. Il filmato di RetailWatch sopra, spiega alcune cose.
In più:
. l’insegna si sottrae alla concorrenza di prezzo,
. fa branding,
. fa sostenibilità in profondità,
. parcellizza la comunicazione,
. ritrova la funzione d’uso e il ciclo di vita del prodotto,
. diventa un educational store (concetto caro a Giorgio Santambrogio, Ad di Gruppo Végé),
. non fa massificazione.
Se non l’avete visto, vi perdete una delle evoluzioni del retail. Probabilmente non sarà premiato oggi, ma lo potrebbe diventare domani per il suo sguardo lungo.
I limiti di Erbert? Manca, purtroppo, il prodotto a marchio, l’MDD, indispensabile per qualsiasi retailer e il suo futuro. Però si può fare. Ed è anche quel che non ha fatto Grand Frais… Ma comunque attenzione ai prezzi alti!
Sono d’accordo, ma fare MDD con un solo pv, la vedo difficile…
Anche secondo me è una realtà interessante, tuttavia penso che perdano una grossa occasione, considerata l’ubicazione, nel non puntare su uno spazio per consumare in loco, ovvero pausa pranzo uffici e non solo.
Una domanda: non ho ancora visitato il negozio, come mi riprometto di fare, ma in entrambi gli articoli precedenti (Mistery stopper 1 e 2) è citata la presenza della MDD (in un articolo anche come numero di referenze) che qui invece viene denunciata come assente. E’ presente o qualcuno ha preso un abbaglio?
Nessun abbaglio, è largamente insufficiente e non ben visibile