Cat Food: un esempio di nuovo lineare di vendita
Aprile 2018. Abbiamo più volte parlato di come stia cambiando lo scaffale: molti più players, frammentazione e un ritorno al prodotto rispetto a marche o meglio produttori che non si conoscono se non per quello che ci mostrano sui loro pack.
Facciamo un primo esempio: partiamo dai gatti.
Un tempo a scaffale trovavi 4 o 5 marche nel segmento mainstream, che differenziavano l’offerta in base alla ricettazione, al gusto. Ricordiamo Sheba, Friskies, Whiskas, Felix, per esempio: a queste si affiancava la marca del distributore che competeva per prezzo. Oggi alle marche già citate bisogna aggiungerne tante altre, per arrivare a configurare uno scaffale che ha un grado sempre più elevato di segmentazione.
Abbiamo i “naturali” come Almo Nature o Beyond che promettono salubrità e gusto naturale. Tra questi anche Adoc che per altro segmenta per età proponendo una linea dedicata ai gatti maturi, la Day By Day. Ci sono poi gli specialisti, con un approccio scientifico alla nutrizione: Le Chat, One, Ultima e Migliorgatto che tendono a segmentare per necessità salutistiche del gatto. Arrivano i gourmand, come Gourmet che segmenta per esperienza alimentare, dalle ricettazioni Gold alle Soup. Ultimi gli snack che inaugurano una nuova categoria con Catisfaction e alcuni sub-brand come Party-Mix di Felix.
Il cibo per gatti è uno scaffale molto dinamico che ben rappresenta il moltiplicarsi di player: in questo contesto, come emergere? Come costruire un impatto del brand?
Senza voler fissare rigide regole, certamente l’utilizzo di un cromatismo unico, di marca aiuta a costruire visibilità e valorizzare l’offerta. One e Ultima lavorano molto bene sull’impatto del brand, proprio adottando un loro cromatismo unico. Meno impattanti Catisfaction, Almo Nature o Gourmet che si presentano senza un forte blocco colore e con una organizzazione dell’architettura di marca non del tutto chiara.