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Maggio 2020. Con l’edizione 2018 del Rapporto sul benessere equo e sostenibile l’Istat inserisce per la prima volta i risultati di un’indagine presso le famiglie sull’importanza attribuita ai singoli domini per la definizione individuale di benessere.
Nell’insieme tutti i domini sono ritenuti significativi, con un punteggio dal minimo di 7,4 (politica e istituzioni pubbliche) al massimo di 9,5 (salute).
Vi sono però importanti differenze tra le generazioni e tra i livelli di istruzione.
“I giovani di 18-29 anni attribuiscono più importanza alle relazioni sociali (con una distanza di 0,7 nel punteggio medio rispetto ai più anziani), alla
capacità di ricerca e innovazione nonché al benessere inteso come soddisfazione per la propria vita (entrambi +0,6). Le persone di 65 anni e più, invece, sono più sensibili alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai più giovani)” segnala l’Istat. Parimenti, chi ha una laurea ha una sensibilità più elevata ai temi relativi all’innovazione e paesaggio (rispettivamente +0,9 e +0,7 rispetto a chi ha al massimo la licenza media), ma anche al lavoro e alla politica (+0,6 per entrambi). I livelli di istruzione più bassi sono invece più sensibili alla sicurezza personale (con un distacco di 0,4 sui laureati).
Fonte: Istat, via 1 anno di Tendenze, GS1 Italy
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