Giancarlo Paola, Dc Unicomm/Selex: ecco come si vive e lavora al tempo del Coronavirus

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Marzo 2020. Una “settimana particolare” e non purtroppo una “giornata” come il celebre film di Ettore Scola.

Nei miei 30 anni di distribuzione ho dovuto affrontare diverse situazioni di emergenza come accade a tutti i manager che ricoprono ruoli apicali in settori complessi e dinamici ma mai come quest’ultima settimana si è combinata l’ansia per le responsabilità professionali con quella per la famiglia.

E come in altri momenti difficili della mia vita io trovo rifugio in Seneca che suggeriva di allontanare dalla mente  “il timore di un male futuro e il ricordo di un male passato; questo non ci riguarda più, quello non ci riguarda ancora” . Anche se stavolta il futuro, dove in genere gettiamo ponti e che immaginiamo migliore di oggi, lo attendiamo timorosi. E così la preoccupazione, mai l’angoscia, è stata ospite fissa nella mente in questi giorni.

La normalità a dire il vero era stravolta già dal 21 febbraio. Peraltro, operando la nostra azienda anche nei territori interessati dai primi focolai del virus, avevamo già dovuto rivedere le priorità e avviare velocemente tutte le procedure necessarie a garantire la sicurezza dei clienti e dei nostri collaboratori di quei territori.

Ma le ore 21 del 7 marzo (orario di uscita sui media della bozza del DPCM), sono state lo spartiacque tra il programmabile e l’emergenza. Solo a notte inoltrata è stato diramato il testo definitivo del decreto, che cercava tra l’altro di mettere una toppa alla fuga dal nord: troppo tardi!

Il decreto prevedeva una serie di misure che avremmo dovuto adottare immediatamente e quindi tutta la notte è stata passata in continuo contatto con l’ufficio Igiene e Sicurezza per essere pronti all’apertura del giorno seguente. E come in altre situazioni ti accorgi di avere dei colleghi eccezionali: all’apertura di domenica mattina la maggior parte dei nostri negozi avevano le strisce sul pavimento alle casse e nei reparti serviti per distanziare i clienti, il potenziamento dei cartelli con le indicazioni del decreto, i messaggi della radio interna per chiedere di rispettare le distanze e soprattutto i nostri impagabili colleghi dei negozi erano già pronti ad adattarsi alle nuove misure.

Avevamo già un piano di emergenza in grado di attivare in poche ore lo smart working  per permettere ai colleghi, eventualmente confinati in zona rossa, di lavorare da casa. Ma appunto bisognava attivarlo e così i colleghi dell’EDP tra il sabato notte e domenica mattina hanno predisposto il tutto: bravissimi!

Sistemate le priorità inizi a pensare a tutto quello che va fatto dal lunedì nei depositi merci e nelle sedi, se accettare, e come, le visite di esterni, se bloccare alcune attività ecc. ma soprattutto come proteggere i nostri collaboratori. Interminabili scambi di mail e di messaggi con i colleghi per tutta la domenica, brief veloce con il Presidente per condividere alcune decisioni e pronti con un ulteriore piano di interventi per il lunedì mattina.

Lunedì 9 marzo la preoccupazione che leggevo negli occhi dei collaboratori mi ha imposto di nascondere la mia, così come Napoleone nel famoso ritratto del pittore David : ” sereno su un cavallo imbizzarrito”. Chi mi conosce sa che non perdo mai il buon umore che ho sempre considerato la migliore arma per combattere e sconfiggere il male ma mantenerlo questa settimana è stato molto difficile.

Così subito a lavoro ed a prendere una decisione dietro l’altra per risolvere problemi nuovi per i quali non ci sono soluzioni vecchie!

 Il grande Alberoni anni fa scrisse un editoriale sui manager che tra l’altro diceva: “Il loro mestiere è veramente difficile e impegnativo. Ti occupa la mente tutto il tempo, anche quando torni a casa la sera. Sei responsabile giorno per giorno del successo o dellinsuccesso del tuo settore o del tuo prodotto. Devi identificare e risolvere tutti i problemi: dalla ricerca, alla produzione, alla distribuzione, al profitto. Devi cercare di prevedere e fronteggiare le mosse della concorrenza, le variazioni del mercato e perfino evenienze fortuite come una nevicata. E devi essere un leader, saper motivare i tuoi dipendenti, convincerli, guidarli, formarli. Sono qualità che richiedono intelligenza sensibilità, obbiettività, rigore. Trovare un bravo manager è perciò forse la cosa più difficile e importante per il successo di una impresa”.

Come oramai sanno anche i sassi fino ad oggi è stato impossibile reperire igienizzanti per i clienti e soprattutto le mascherine di cui avremmo voluto fornire i nostri collaboratori e purtroppo ancora oggi non ne troviamo a sufficienza. E allora si passa al piano B: mettere dei separatori di plexiglass tra le cassiere e i clienti per tutelare entrambi essendo quello il punto in cui il contatto è più ravvicinato. Sono state installate in soli 4 giorni in metà delle casse dei negozi del gruppo Unicomm (che fortunatamente non sono poche) e nei prossimi giorni saranno completati quasi tutte. Inoltre sono stati in pochi giorni sanificati gli impianti di aereazione dei negozi.

Il 9 marzo nuovo decreto con estensione a tutta Italia delle misure del precedente decreto e si aggiungono altre necessità organizzative. Al crescere dei contagiati cresce l’ansia per i propri collaboratori e allora fai un calcolo statistico: applicando la percentuale dei contagiati sulla popolazione delle zone colpite al numero dei collaboratori del gruppo risulta che potresti averne almeno due. Nel mentre i clienti continuano a svuotare continuamente i supermercati e per ripristinare le scorte servono turni integrativi sia nei depositi sia nei negozi. Il personale inizia a mostrare, giustamente, sintomi di stanchezza dopo giorni di duro lavoro accompagnato dalla preoccupazione di essere contagiati da un cliente o un collega asintomatico. A casa anche loro hanno una famiglia da proteggere come tutti quelli che non possono restare a casa nonostante la situazione. Inevitabilmente sono cominciate le assenze in alcuni negozi di collaboratori che, come avevamo raccomandato, al primo sintomo anche di un raffreddore sono restati a casa. Peraltro al super lavoro si è aggiunta la necessità di presidi ulteriori per scaglionare la presenza dei clienti nei negozi per evitare contatti ravvicinati. A metà settimana anche alcuni fornitori hanno cominciato ad avere problemi nel rispettare le consegne a causa della carenza di autisti ed è stato necessario portare dei correttivi alle attività di approvvigionamento. Naturalmente non è tutto, potrei scrivere dieci pagine relative a tutte le attività di questa settimana.

Quando la sera tardi ti ritiri nella camera dell’hotel, che per precauzione provi a sanificare, vivendo un apparente calma, inizi a provare a ricordare se c’è qualcosa a cui non hai pensato e inizi a rompere le scatole via Whatsapp ai collaboratori, instancabilmente sempre online, per scoprire che a quello a cui non hai pensato tu hanno pensato loro facendo meglio di quello che avresti fatto tu. La famiglia? Chi fa il mio mestiere ha quasi sempre una famiglia meravigliosa che prova in tutti i modi a darti serenità, che sa che tu non puoi stare a casa a postare foto di quotidiana vita domestica come quelle che vedo in questi giorni sui social.

A proposito di social: sono il motivo per cui ho scritto di getto queste righe. Oggi leggevo critiche sull’operato delle catene distributive da parte di persone che non hanno idea delle criticità che stiamo vivendo in questi giorni.  Naturalmente tutto questo è poca cosa rispetto ai miracoli che stanno facendo operatori ospedalieri, forze dell’ordine e protezione civile. Su una comunicazione interna di qualche giorno fa ho riportato una frase di Gandhi “La vita non è aspettare che passi la tempesta ma imparare a ballare sotto la pioggia”.

Noi stiamo imparando ma continuiamo a sperare e, perché no, a pregare che passi presto! #andràtuttobene

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