Dopo Amazon anche sui sacchetti dell’ortofrutta la GDO è divisa

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Dopo Amazon anche sui sacchetti dell’ortofrutta la GDO è divisa

Gennaio 2018. L’anno si apre molto male. Dopo aver invocato l’intervento dei politici sulla concorrenza ad Amazon (leggi qui) la querelle sui sacchetti di ortofrutta segnala, ancora una volta, una GDO confusa, in ordine sparso, e con le idee tutt’altro che chiare.
 
Su Amazon e i 5 punti per i politici non si sa più nulla.
 
Sui sacchetti per l’ortofrutta, invece, è necessario un approfondimento.
 
Il Governo ha dovuto applicare una normativa per introdurli proveniente dalla UE. Il provvedimento è stato varato senza un tavolo di concertazione al quale avrebbero dovuto partecipare Federdistribuzione, Ancc (Coop), Ancd (Conad), Confesercenti, Confcommercio e l’associazione degli ambulanti, visto che si trattava di introdurli in tutti i punti di vendita, in sede fissa e in sede mobile.
 
Andava concertata (almeno in ottobre 2017) una comunicazione che spiegasse a tutti (istituzioni, associazioni, ai consumatori) il perché si doveva pagare un costo di un imballo primario per proteggere l’ortofrutta acquistata. Lo dovevano spiegare anche i retailer in ogni punto di vendita, con apposite comunicazioni.
 
Non è successo nulla di tutto questo.
 
Il cliente il 2 di gennaio ha scoperto che doveva acquistare il sacchetto, segnalato nello scontrino, con un costo da 0,01 a 0,06 euro. È importante ribadire che il sacchetto è un imballo primario al pari della pasta, della carne in scatola o dello yogurt: non si può acquistare solo la pasta senza la scatola, o lo yogurt senza il vasetto di plastica, lo stesso vale anche per l’ortofrutta. Nel costo della pasta e della carne in scatola è compreso anche l’imballo, nessuno se ne meraviglia. Fino al 31 dicembre 2017 il sacchetto era nei costi di gestione di ogni cedi o punto di vendita, non era gratuito, andava detto.
 
Lo stesso doveva valere (vista l’irrisorietà del costo di 1 cent. sul conto economico) per il nuovo sacchetto biodegradabile. Doveva essere spiegato dalle associazioni imprenditoriali al Ministero competente per trovare una soluzione ottimale, e poi ai consumatori.
 
Niente, non è stato fatto nulla.
 
Il ruolo dei social media
È partita la campagna di strumentalizzazione politica contro il Governo, reo di aver architettato il nuovo costo e il nuovo prezzo. Alcuni social media e alcuni avvoltoi si sono divertiti a irridere Governo e GDO invocando l’aumento del costo della vita e della spesa (9 o 10 euro l’anno). La GDO ha subito passivamente il tutto.
 
Perché?
 
. Prima di tutto perché va in ordine sparso, come tutte le associazioni del commercio,
. E poi perché ha paura o aborra i social media, fa lo stesso.
 
I social media hanno degli animatori-ambassador che si ergono a difensori degli interessi dei consumatori-cittadini, sostituendosi alle associazioni dei consumatori (che, francamente, non hanno brillato per fare chiarezza), drammatizzando e ingarbugliando la situazione, tanto ormai vale a chi strilla e le dice più grosse, in una escalation impressionante, fino ad arrivare alle notizie di apertura dei telegiornali delle 20, in massima audience, coinvolgendo anche chi non partecipa a nessun social media. Insomma: una marmellata senza precedenti.
 
Quella dei sacchetti dell’ortofrutta era una occasione d’oro per far sapere che c’è una industry, quella della GDO, che fa le cose come devono essere fatte: introduce i sacchetti, ottemperando alle disposizioni di legge italiane e europee, mettendo questa voce di costo in una delle qualsiasi poste del conto economico, cioè distribuendo i sacchetti gratuitamente.
 
Lo avrebbe potuto fare lavorando nella comunicazione:
. nei punti di vendita,
. nei social media.
 
La ricaduta di immagine sarebbe stata molto importante per far capire ai cittadini i valori di garanzia, trasparenza e onestà commerciale (ho detto onestà commerciale, non onestà tout court) dell’intero comparto della GDO, da tempo sotto attacco di vari social media.
 
Niente fare.
 
Quella dei sacchetti dell’ortofrutta è però una lezione salutare di marketing e di comunicazione, che deve essere capita e approfondita nelle istituzioni del commercio, per ribadire il ruolo sociale che il retail, in tutte le sue sfaccettature, possiede.
 
I social media ci sono e ci saranno anche in futuro, inutile nascondere la testa nella sabbia. Vanno capiti, affrontati, e soprattutto anticipati, tanto non se ne può fare a mano. Sono e saranno loro soprattutto a influenzare i comportamenti di acquisto e di consumo. Che piaccia o meno. Guardate cosa fanno i vostri figli o i vostri nipoti e ne capirete immediatamente le valenze strategiche. Che vi piaccia o meno.
 
E poi, per favore, basta lamentarsi: andando in ordine sparso, con le associazioni che ancora oggi si occupano di saldi, quando gli sconti ormai sono una costante giornaliera valida tutto l’anno, significa non capire lo spirito del tempo che viviamo. Se preferite, non capite lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, appunto.

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