Il vino segnala lo spostamento dei consumi verso la qualità

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Il vino segnala lo spostamento dei consumi verso la qualità

Setembre 2017. DEL CAMBIAMENTO DEGLI stili di consumo ha risentito anche il vino, che rimane sulla tavola degli italiani, ma in una veste nuova.
Tutto è partito con la crisi, che ha obbligato le famiglie ad assumere comportamenti più selettivi, spesso rinunciando alle voci di spesa più voluttuarie, a partire proprio dalle bevande alcoliche.
 
OGGI IL SETTORE sta sperimentando una recupero, sostenuto da due elementi: lo spostamento dei consumatori italiani verso un prodotto a maggiore contenuto di qualità ed il consolidamento della component dell’export.
 
SUL FRONTE INTERNO, le vendite del settore vinicolo hanno ripreso slancio: nell’ambito del perimetro della Distribuzione Moderna il giro d’affari messo a segno da vini, spumanti e champagne è aumentato del 2% nella prima metà del 2017. Una performance anche più lusinghiera se si considera che è in atto un progressivo travaso dei volumi di vendita nella direzione di formati più specializzati e di nicchia (vendita diretta con il produttore, enoteche, cantine).
 
CRESCE IN PARTICOLARE la qualità del prodotto medio, al punto da configurare un fenomeno di upgrading importante della spesa: i dati Nielsen sui volumi di vendita
documentano nel primo semestre dell’anno un incremento in quantità pari al 5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa per i vini con etichetta certificata, a fronte di un calo del 3% per i vini comuni.
 
BERE MENO, MA bere meglio: lo conferma il fatto che nel processo di costruzione della scelta di acquisto la qualità viene prima del prezzo (93%), insieme all’italianità del vino (91%) ed alla certificazione d’origine (l’86% sceglie vini Dop e l’85% Igp). Anche in questo ambito cresce la sensibilità verso la variante biologica: si tratta del vino prodotto attraverso l’utilizzo di antiparassitari naturali e l’abbattimento delle sostanze chimiche e dei solfiti. Il volume delle vendite del vino bio presso la Grande Distribuzione è cresciuto del 25% nell’ultimo anno, con 2 milioni e mezzo di litri venduti.
 
SE LA QUALITÀ dell’acquisto è aumentata, la quantità di vino consumata dagli italiani ha ceduto terreno, in ragione di una predilezione per uno stile di vita più “sobrio”: secondo il Censis, soltanto il 2,3% degli italiani consuma più di mezzo litro di vino al giorno (era il triplo trenta anni fa).
 
ESAMINANDO LO SPACCATO generazionale dei consumatori, si osserva l’emergere di un elemento di discontinuità rispetto al passato, dal momento che la riscoperta delle eccellenze enologiche è partita dai più giovani.
Secondo il Nomisma Wine Monitor, che ha messo a confronto i Millennials italiani con i coetanei statunitensi, nel nostro Paese si rileva una profonda cultura del vino: nella fase di orientamento all’acquisto nel nostro Paese si guarda all’origine del prodotto, oltre che alle caratteristiche organolettiche ed all’affidabilità del produttore.
 
LA PASSIONE DEGLI italiani per il vino non si ferma all’acquisto, ma sulla scia di Expo è cresciuto anche l’interesse verso le manifestazioni enologiche: nel 2016 sono stati 24 milioni gli italiani che hanno partecipato ad eventi a tema sul vino, fra cui tantissimi giovani. Gli stranieri non sono da meno, tanto che all’edizione 2017 di Vinitaly sono stati 48 mila i visitatori dall’estero, di cui oltre la metà accreditati come top buyer (+8% rispetto al 2016), provenienti da 70 Paesi.
 
IL VINO RAPPRESENTA del resto uno dei principali ambasciatori del “made in Italy”: secondo le analisi di Confcooperative, i volume di vendita del vino nel mondo fra il 2015 e il 2020 cresceranno del 13,4%, e l’Italia, primo produttore in assoluto, vedrà ampliarsi le sue quote di mercato.
 
NEL 2016 L’EXPORT del settore vinicolo italiano ha già raggiunto quota 5,6 miliardi di euro, segnando un +4,3% sul 2015. I mercati principali sono quello statunitense e quello tedesco, ma fra i Paesi più promettenti troviamo Cina e Russia, che nel 2016 hanno fatto segnare una crescita in volume dei vini importati dall’Italia rispettivamente pari all’11% ed al 15%.
 
Fonte: Rapporto Coop 2017

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