Ecco a Bologna Fico, il parco delle filiere agro-alimentari italiane

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Ecco a Bologna Fico, il parco delle filiere agro-alimentari italiane
 
Novembre 2017. A RetailWatch piace l’Oscar Farinetti che davanti a una platea di centinaia di imprenditori dice: “Mio padre era un comandante partigiano della Brigata Matteotti”, la storia, i valori di una persona, che non bisogna mai dimenticare. Oscar Farinetti ci piace un po’ meno quando dice che Fico (Fabbrica italiana contadina) è la Disney World del cibo italiano.
 
Caro Oscar la questione del cibo è un problema estremamente serio, attuale e futuro, e tu lo sai davvero. Il cibo, i prodotti industriali e quelli agricoli sono diventati delle commodities e scomodare i cartoons e il licensing, aumenta commodizzazione a commodizziazione.
 
Fortunatamente Fico a Bologna non presenta la commodizzazione di un parco come Disney. È un luogo dove capire, imparare, conoscere, condividere e alla fine star bene per una giornata.
 
Oscar Farinetti è presidente onorario. Tiziana Primori è l’amministratore delegato. Hanno avuto il merito di unire gli interessi della città, delle municipalizzate, delle 150 imprese private per lanciare Fico, che di fatto è un nuovo format. Il primo ha avuto la visione, la seconda l’ha realizzato. Un atto di coraggio. È frutto anche della riqualificazione delle aree periferiche del capoluogo emiliano romagnolo, e andrebbe studiato anche sotto questo punto di vista.
 
Quanto costa Fico e come si finanzia
L’investimento è stato di 100 milioni di euro. Si propone di far entrare 6 mio di visitatori all’anno. Incasso previsto 80 mio di euro per andare a break even il primo anno. Poi si vedrà, dice Tiziana Primori a RetailWatch. Gli introiti saranno dovuti a 30 eventi e 50 corsi giornalieri che si svolgeranno al suo interno. L'investimento immobiliare è affidato al fondo Pai di Prelios Sgr. 
 
Come lavorano le imprese espositrici
Sono circa 150, soprattutto private, che hanno sottoscritto un contratto triennale. Alle fabbriche che espongono i loro sistemi di produzione non è stato chiesto di pagare un affitto ma di dedicarsi alla costruzione dei loro spazi, in linea con la filosofia di Fico. Gli incassi delle vendite di ristoranti e negozi, rimane ai brand espositori, che pagheranno royalties dal 15 al 20%.

Difficile ricordarle tutte: scaricate il pdv del layout.
 
I target interessati
I target sono molteplici, fra i quali:
. gli stranieri, due milioni, che scopriranno le filiere e il modo di produrre italiani, cosa che non c’era in Expo,
. le persone e le famiglie, 2 milioni, 1 milione di pensionati, anche loro scopriranno come lavorano i brand che conoscono,
. 500.000 bambini delle scuole in visite organizzate, è il target della formazione e una gita annuale a Fico, vale per loro davvero la pena.
 

 
Cos’è Fico
FICO Eataly World è il più grande parco agroalimentare del mondo, con tutte le sue filiere, su 10 ettari, dei quali:
• 2  ETTARI di campi e stalle all’aria aperta,
• 8 ETTARI  coperti con:
o 40 fabbriche
o Oltre  45 luoghi di ristoro
o Botteghe e mercato
o Aree dedicate allo sport, ai bimbi, alla lettura e ai servizi
o 6 aule didattiche, 6 grandi “giostre” educative, teatro e cinema
o Un  centro congressi  modulabile da 50 a 1000 persone
o Una Fondazione con 4 università
 
E’  un percorso davvero particolare, all’interno di 100 mila mq, offre svariate possibilità di divertimento educativo:
• Per capire l’agricoltura italiana: visita a  2 ettari di  campi e stalle con più di 200 animali e 2000 cultivar.
• Per capire la trasformazione alimentare: visita alle 40 fabbriche contadine per vedere
la produzione di carni, pesce, formaggi, pasta, olio, dolci, birra…
• Per la degustazione del cibo: il ristoro di FICO con una scelta di  oltre 40 offerte diverse.
• Per farsi un giro in “giostra”: visita delle sei “giostre” educative dedicate al fuoco, alla terra, al mare, agli animali, al vino e al futuro.
• Per divertirsi e imparare:  30 eventi e 50 corsi al giorno tra aule, teatro, e spazi didattici.
• Per realizzare i meeting  più belli  del mondo: attraverso un  centro congressi attrezzato modulabile  da 50 a 1000 persone.
 
Il paragone con Expo
Il paragone con Expo è sbagliato, sia perché Expo era dominato dai paesi stranieri, mentre qui vanno in scena i produttori e i prodotti italiani. Poi perché Expo è stata una manifestazione a tempo, mentre Fico, starà aperto almeno 6 anni. E poi perché le filiere in Expo si sono viste poco, molto raccontate ma non fisicamente presenti. Capire come si fa il Grana Padano o il latte, o il cioccolato, o la birra, assistere alla produzione di singoli prodotti, assaggiarli è davvero diverso dalla manifestazione di Milano.
 
Le imprese di produzione hanno da sempre puntato all’evento annuale: Porte aperte. Qui hanno la possibilità, con die veri e propri flagship, di spiegare ai visitatori, come veramente producono, quali sono gli asset principali e come li valorizzano.
 
Cosa manca in Fico
Manca lo Slow Food, mancano le singole Regioni, mancano le aziende del commercio. Ed è un peccato perché Fico vuole raccontare le filiere, come dice Farinetti, dal campo alla tavola, e il commercio, all’ingrosso e al dettaglio, sono uno degli anelli chiave del cibo. Farinetti forse si dimentica di questo passaggio nel suo discorso di inaugurazione. Eppure sarebbero state essenziali per completare il tutto. C’è solo un piccolo corner di CoopAlleanza 3.0 nello stande delle librerie e-Coop. Peccato.
 

 
La sostenibilità di Fico, Bologna
Coerenza fra il posizionamento e la sua realtà   5
Distintività e rilevanza versus i competitor   5
Rapporto experience-prezzo   5
Sostenibilità   5
Attenzione alle nuove tecnologie e all’innovazione     5
Attenzione ai millenials   5
Attenzione ai senior   5
Creazione di una community   5
Trasparenza   5
 
Scala di valori da 1 a 5, 1 basso, 5 elevato
 
Nella tabella qui sopra RetailWatch ha dato solo dei 5, il massimo dei voti. Premiano il nuovo formato e il coraggio di una simile impresa, ma soprattutto la vision del format basata sulla didattica e sull’informazione, sulla voglia di capire, di fare squadra e di mostrare il meglio dell’Italia, e di quest’ultimo passaggio c’è davvero bisogno.

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