Lucchi GFK: il digitale è la fine della industrializzazione del retail
Luglio 2017. Dice Edmondo Lucchi, responsabile new media di GFK, che la digitalizzazione ha creato una mente condivisa dell’umanità. La digitalizzazione, soprattutto in mobilità serve per rendere più veloce la veicolazione delle informazioni e rendere più efficienti e efficaci gli acquisti.
Teoricamente il mondo digitale produce felicità perché chi lo usa ha a disposizione tutto quel che vuole. Lucchi fa l’esempio di un consumatore in una iper pasticceria che può prendere quello che desidera. Ma solo teoricamente.
Divide l’era del digitale in 3 periodi:
Se nel 2.0 la relazione passava ancora quasi sempre dalla fiducia nel brand, nel 3.0 le persone cercano una relazione attraverso una piattaforma. Ciò che chiede la persona è:
. semplicità,
. immediatezza.
Gli strumenti digitali consentono di entrare in contatto con una quantità sterminata di informazioni ed esperienze, spesso gratuite e in grado di amplificare il nostro senso di libertà. Ma basta questo ampliamento delle possibilità di conoscenza per parlare di felicità? In generale, le persone associano l’idea di digitale con valori positivi, ma sono anche consapevoli dei limiti, dei pericoli e delle ombre del digitale. La struttura tipicamente orizzontale del web manca di una visione d’insieme, della capacità di indicare un progetto di futuro collettivo più ampio: forse è questo il limite principale della capacità che ha il digitale di renderci più felici. E cioè ci vuole un autore (un ente, l’IDM, un retailer, un produttore di servizi) che generi una proposta originale lontana dalla serialità alla quale siamo abituati, diciamo una proposta su misura.
È di fatto la fine della industrializzazione e della serialità alle quali siamo abituati attraverso l’attuale modello economico del retail. Bisogna andare oltre la segmentazione per proporre l’individualizzazione degli acquisti e dei consumi.
Il corpo, i cinque sensi, sono il vero limite, quasi un ostacolo del digitale, che conserva una importanza ancor maggiore che nel passato, contrastato in questo dagli algoritmi che vogliono governare i comportamenti e le risposte delle persone, senza, come dice Lucchi, indicare un progetto di futuro collettivo più ampio.
Staremo a vedere.
Fonte: Edmondo Lucchi, Osservatorio non food, GS1 Italy