Digital transformation nel retail? Si, ma c’è bisogno anche di un antropologo

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Digital transformation nel retail? Si, ma c’è bisogno anche di un antropologo

Luglio 2017. Scrivere un libro oggi sulla digital transformation può apparire un azzardo: la velocità di cambiamento in questo settore è talmente forte che il libro può essere pubblicato già vecchio. Forse conviene come ha fatto Alessandro Sisti (Digital transformation war, Franco Angeli, 25 euro) concentrarsi sulle questioni di metodo, sullo scenario e sui vocaboli e sulle poche aziende che veramente stanno facendo qualcosa di nuovo, guai a parlare di innovazione. Magari con un robusto glossario per diramare la robusta sterpaglia che circonda questo argomento. Sisti l’ha fatto, con umiltà e realismo. Capita spesso ai giornalisti specializzati, infatti, di andare per convegni e capire poco di quello che dice il singolo relatore, proprio perché sfugge il termine chiave e il suo significato strategico e operativo. Non è una cosa di poco conto: ci vuole una generale continous improvement per poi scriverne con cognizione di causa.
 
Il sottotitolo scelto da Sisti dice: retailer tradizionali versus giganti dell’e-commerce. È il quibus intorno al quale ruotano tutti gli interrogativi della retail e dell’IDM: lo faccio o non lo faccio, in che modo?
 
Vale la pena leggere il passaggio scelto da Alessandro Sisti su AmazonGo, il primo negozio intieramente digitale anche se in formato beta solo per i dipendenti, e le sue strategie:
. La tecnologia proprietaria è Just Walkout Tecnology, il brevetto è stato depositato nel 2013,
. Le tecnologie applicate passano dalle telecamere, ai sensori, all’intelligenza artificiale, sensori di pressione a ultrarossi
. l’identificazione del prodotto che viene prelevato può avvenire attraverso i dati di più sistemi di input. La telecamera inquadra lo scaffale perché davanti allo stesso prodotto possono trovarsi più clienti contemporaneamente,
. uso dell’Rfid che traccia il singolo prodotto che manda informazioni al sistema centrale del negozio,
. l’intelligenza artificiale mette insieme tutte le informazioni di in e out,
. l’analisi delle immagini unita al peso del singolo prodotto migliorano il risultato.
 
Sisti dice che Amazon più che puntare alla creazione di una rete di negozi vuole rivoluzionare la customer experience.
 
Amazon e WholeFoods
Il libro è stato scritto prima dell’acquisto di Amazon di WholeFood. Provate a pensare se le stesse tecnologie fossero applicate damblè su tutta la rete di WholeFood, sia per i freschi, sia per lo scatolame, sia per i liquidi e soprattutto per il food pronto da mangiare. Una mole di dati impressionante per capire davvero i bisogni o le aspettative del consumatore . Tradotto: un vantaggio competitivo senza pari, altro che carte loyalty. La tecnologia, così facendo raggiunge una solidità e un’efficienza che permette l’evoluzione su larga scala. Il gioco è finito.
 
Possono resistere i modelli economici e di marketing dell’attuale retail Usa a un simile scenario? E quelli europei? E quelli italiani?
 
La risposta è no: ci deve essere un profondo riassetto a partire dal modello di business. Si tratta di capire il consumatore e rifare i negozi, uno scherzo da ragazzi. Ma si può, anzi, si deve fare, con le MDD di valore e uniche in testa.
 
Alessandro Sisti poi indaga altro:
. il management algoritmico,
. la logistica automatizzata di Amazon,
. i droni,
. lo shopping assistant e l’e-commerce: Alexa, Siri, Google, Cortana,
 
e molto altro ancora.
 
Dice Sisti che: “L’innovazione è una intuizione lenta. È costruita sulla continua esplorazione dell’adiacente possibile e su una nuova e creativa associazione degli elementi di conoscenza già in nostro possesso”. Insomma si può fare.
 
Dalla lettura di questo libro mi sono ricordato di uno scambio di battute con Linda Gobbi, vice presidente del FutureConceptLab e antropologa. Le ho detto: “E’ il momento degli antropologi”. Lo confermo, però muniti del glossario sulla tecnologia individuato da Sisti.

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