Il PIL cresce poco, la produzione industriale cala e la sfiducia è alle stelle. Come si traducono questi elementi nei comportamenti di spesa e quali carte vincenti può giocarsi il retail?
In questo articolo commentiamo degli estratti del 58° rapporto Censis del 2024 per comprendere meglio lo scenario competitivo all’interno del quale oggi si muovono le imprese del retail, dell’industria e non solo.
Non è possibile, infatti, vendere prodotti e servizi ad un cliente sul quale non ci si è documentati a dovere.
Per prima cosa possiamo dire che il consumatore di oggi non è generalmente un soggetto spensierato. Le sue preoccupazioni riguardano temi attuali e concreti come il cambiamento climatico (nel 49.6% dei casi), le guerre in Medio Oriente e in Ucraina e le crisi economiche mondiali. Queste le problematiche che oltre il 40% degli italiani ritiene impattino maggiormente sul futuro del Paese.
Se, da un lato, il cambiamento climatico preoccupa così tanto gli italiani, dall’altro viviamo in un contesto in cui le condizioni economiche precarie non sempre consentono di scegliere le più costose alternative green nei vari settori, che si parli di agricoltura sostenibile o di packaging innovativi a basso inquinamento.
Ormai diventa sempre più palese, per molti italiani, che i tempi migliori siano alle spalle. Se guardiamo la tabella qui sopra, ci accorgiamo di come nel periodo 1963-83 il PIL sia più che raddoppiato (+117.1%) mentre negli ultimi venti anni disponibili, ovvero l’intervallo 2003-23, l’incremento sia stato decisamente esiguo, pari a solo 5.8 punti percentuali.
Stesso dicasi per il PIL pro-capite, la situazione dei singoli, che recentemente è cresciuto ancora meno del totale, segnando in vent’anni solo il +3%.
Tale scenario va abbinato ad un fenomeno di cui abbiamo parlato recentemente nell’approfondimento a questo link e che riguarda i rincari dei prodotti negli ultimi quattro anni. Tali incrementi nei prezzi sono generalizzati ma nell’articolo in oggetto si esaminava il caso specifico della ristorazione, settore dove si riportano aumenti pari anche al +80/100% rispetto al periodo pre-Covid19.
Se il reddito pro-capite segna un +3% in vent’anni ma i prezzi di una larga fetta dei beni di consumo aumentano a doppia cifra in un tempo molto più ristretto cosa succede? Si assiste ad un impoverimento generalizzato della popolazione che si traduce, a sua volta, in una sfiducia dilagante nel sistema economico in cui si opera.
Tale sfiducia la si vede dalla tabella “Tab 2”. L’84.4% degli italiani non ha fiducia nella politica, il 71.4% crede che l’UE possa disgregarsi, continuando ad operare come oggi, e quasi il 70% pensa che le democrazie occidentali abbiamo smesso di funzionare.
In altre parole, l’opinione dilagante è quella che i sistemi di governo attuali non siano in grado di vincere le sfide e le crisi del mondo moderno.
In un contesto come quello delineato, dove anche la produzione industriale non riesce, nel complesso, a risollevarsi, con alcuni settori come l’abbigliamento che soffrono particolarmente, le reazioni dei consumatori rischiano di essere schizofreniche.
Alcuni, infatti, decidono semplicemente di ignorare il futuro e, quindi, se hanno dei risparmi si preoccupano di spenderli godendosi l’attimo, sia esso da ricercarsi in ristoranti, viaggi o esperienze di qualche altro tipo. In altri casi, invece, la reazione è esattamente opposta e riguarda una disaffezione per i brand, a vantaggio di opportunità di risparmio che, laddove presenti, consentono di limitare le uscite e, magari, mettere un po’ più di risorse in cassaforte.
Come interpretare il consumatore?
A nostro modo di vedere, il cliente odierno vive due necessità diverse quando approccia il retail. Da un lato, quella di ottenere un risparmio nel quotidiano su articoli ad alta frequenza di acquisto. È per tale motivo che, nel tempo, le formule EveryDayLowPrice serie si sono imposte in territori tra loro diversi come la Lombardia e la Campania.
Dall’altro, esiste l’esigenza di accedere a novità che, in qualche modo, distraggano dai problemi dell’oggi per concentrarsi, invece, su esperienze piacevoli. In tale chiave abbiamo visto il dilagare di modelli DILP no food (Despecialized Items with Low Prices) come Action, MINISO o Flying Tiger che offrono oggetti simpatici, anche da regalare, acquistabili con pochi euro e sempre diversi.
In tutti i casi, dunque, sia che si tratti di spese ricorrenti come nel food sia di acquisti d’impulso come spesso accade nei modelli DILP, la convenienza è fondamentale.
L’aspetto della novità, nell’alimentare, lo si può ottenere cambiando una parte dell’offerta con una certa frequenza, sempre facendo attenzione a rimanere competitivi, di modo che il cliente possa anche svagarsi nel fare la spesa, togliendo all’atto un po’ di razionalità per rilassarsi. In questo è fondamentale il ruolo che ha il personale di store nel proporre nuovi prodotti utili a concedere ai clienti delle esperienze diverse.
È in questa chiave che si muovono, ad esempio, le iniziative di Lidl volte a far provare ai propri clienti, a rotazione, cibi provenienti da tutto il mondo.