Quali sono le performance di Coop Italian Food SpA, società di Coop Italia dedicata al canale estero? Analizziamone il bilancio, commentando le scelte commerciali alla base del progetto.
Recentemente il panorama del commercio mondiale è stato sconvolto dalle parole e dalle azioni del Presidente USA Donald Trump il quale ha deciso di applicare una serie di dazi alle merci che vengono importante negli Stati Uniti.
Ciò nasce dall’esigenza del tycoon di riequilibrare la bilancia commerciale americana ma l’efficacia dei pesanti dazi, imposti a tal fine, è stata generalmente contestata dai media e da diversi noti esponenti del mondo economico-finanziario.
Cosa significa per l’Italia
Secondo quanto ha riportato la BBC, i dazi applicati da Trump all’Unione Europea sarebbero pari al 10% del valore importato, rispetto ad un’iniziale 20%. La Cina, invece, risulterebbe il Paese più colpito con tasse pari al 145% sulla maggior parte delle merci.
Per quanto riguarda il perimetro food, al fine di ricavare il dato sulle importazioni degli USA dall’Italia abbiamo utilizzato la piattaforma OEC World, di cui abbiamo già parlato in un altro articolo.

Nel 2023, gli Stati Uniti hanno importato beni per 70.9 miliardi di dollari dall’Italia. Di questi:
- 5.37 miliardi sono di derrate alimentari generiche (qui troviamo ad es. bevande, alcolici, preparazioni vegetali, prodotti a base frutta, pasticceria etc.).
- 840 milioni di sottoprodotti animali e vegetali.
- 695 milioni di prodotti derivati dagli animali.
- 452 milioni di prodotti vegetali.
Il totale di queste voci è pari a 7,36 miliardi di dollari. Tale è la cifra che riguarda merci appartenenti alla categoria “food” le quali, insieme alle altre, sarebbero eventualmente soggette ai dazi sopra citati.
Il progetto Coop Italian Food
La società Coop Italian Food, ovvero la divisione di Coop Italia dedicata all’export, nasce ben prima che si parlasse di dazi negli Stati Uniti, con l’obiettivo di esportare l’italianità nel mondo. In USA e Canada, infatti, Coop ha anche investito, aprendovi sedi operative e società dedicate.

L’offerta di Coop Italian Food, da quanto riporta la stessa azienda, si compone di tre elementi:
- Il brand “Fior Fiore”, rivisitato per incontrare i desiderata dei mercati di destinazione. Come scrive la stessa Coop “abbiamo creato una linea prodotto che incontri il gusto di ogni Paese target“.
- Tutta la linea prodotti “Coop” tal quale. Parliamo di 5.000 articoli.
- Prodotti a marchio del cliente. Coop, dunque, mette a disposizione il proprio network di fornitori per garantire ai retailer internazionali linee a marchio loro, prodotte in Italia.

Da un punto di vista strategico, la scelta di creare una divisone estero è molto corretta. L’Italia, infatti, sempre secondo la piattaforma OEC World, nel corso del 2023 ha esportato nel mondo un valore di 638 miliardi di dollari, 68.12 dei quali derivano da prodotti del settore alimentare.
In tale contesto, puntare a diventare un fornitore di italianità affidabile per grandi catene del retail internazionale può certamente pagare in termini di vendite e profitto.
I numeri di Coop Italian Food SpA
Stabilito che è senza dubbio corretto dedicarsi alla vendita di prodotti italiani all’estero, il nostro intento è quello di comprendere quali siano i risultati raggiunti da Coop in questo canale.
Nel 2023, anno a cui si riferiscono tutti i dati del presente articolo, Coop Italian Food ha generato ricavi per poco più di 17 milioni di euro, in forte regressione rispetto ai 20.51 del 2022. Parliamo di un -16.9% nelle vendite.
Il margine sui consumi è pari al 23.1% dei ricavi ed è anch’esso in diminuzione rispetto al 27.2% dell’anno precedente.
Di seguito, il dettaglio di altre voci interessanti, espresse come % sui ricavi e messe a confronto con il dato del precedente esercizio (A.P.):
- Costi per servizi 18% vs 23% A.P.
- Totale costi del personale 0%, idem per il 2022.
- Totale ammortamenti e svalutazioni 1%, non si registrano variazioni rispetto al 2022.
- EBIT 3.84% vs 3.30% A.P.
- Utile 2.90% vs 2.59% A.P.
È vero che i business di Stati Uniti e Canada sono gestiti da due realtà locali, ovvero, rispettivamente, la Coop Italian Food North America Inc. e la Italian Food Canada Inc. ma, comunque, il fatturato della società italiana rimane basso.
Nel nostro Paese, infatti, ci sono diverse aziende, dedicate all’export di prodotti tipici, che sviluppano cifre ampiamente maggiori, pur non avendo le dimensioni e i mezzi di Coop.
Ciò può dipendere in parte dalla scelta della cooperativa di dedicarsi solo ai propri prodotti a marchio ed alle private label dei clienti esteri, rinunciando in questo modo all’opportunità di vendere la restante parte dell’assortimento.
Comunque, non ci aspettavamo di riscontrare un calo nelle vendite di Coop Italian Food. Per cominciare, la base di fatturato da cui si parte non è particolarmente significativa e, quindi, visto il ricco mercato di riferimento, era certamente lecito immaginarsi che crescesse. In secondo luogo, nello stesso periodo alcuni concorrenti qualificati della cooperativa hanno registrato vendite estere molto più rilevanti.
Nel 2025 i dazi a cui facevamo riferimento in apertura potranno avere un impatto negativo sulle vendite di Coop Italian Food come di altri operatori del mercato. Al momento, però, fare previsioni accurate in tal senso non è semplice, data la variabilità che esiste relativamente agli importi ed alla decorrenza di tali dazi.
In RetailWatch continueremo a monitorare le performance di chi, come Coop, esporta prodotti tipici nostrani all’estero, per verificare con il tempo i trend che caratterizzano tali operatori.