Rovagnati Bistrot, la voglia di parlare direttamente al consumatore
Febbraio 2017. Secondo esercizio di somministrazione e vendita per questa azienda intimamente lombardo-italiana, un progetto culturale per dimostrare che la crisi dei salumi (e della carne) si può affrontare con un progetto ben definito e, in aggiunta, si può uscire dalla banalizzazione e dalla massificazione di molte catene della GDO.
La location
Il primo Rovagnati Bistrot è stato aperto a due passi da Eataly-Smeraldo, in piazza XXV aprile a Milano, location battagliata fin che si vuole ma solida con frequentazioni milanesi-nazionali-internazionali.
Il secondo Rovagnati Bistrot è in corso Garibaldi 41, cuore della vecchia Milano, proprio a fianco ad Urban Life di Carrefour. Location difficile perché a sinistra della strada e perché con una vetrina-ingresso ad una luce che produce un locale stretto e lungo, impegnativo per l’ergonomia.
Il concept e la strategia
Il progetto di Rovagnati merita attenzione perché basato sulla cultura di marca e sulla cultura di prodotto. Ogni progetto culturale è di per sé complesso e in salita, ma messe a posto alcune cose potrebbe portare ampie soddisfazioni alla signora Claudia Limonta e ai figlioli. Il progetto culturale è fare dei salumi della casa e in particolare del fiore all’occhiello GranBiscotto, dei prodotti realmente quotidiani (per la casa e per l’out of home), eccezionali da lavorare con altri ingredienti per farne piatti e panini con la P maiuscola. L’azienda dovrebbe aprire altri punti di vendita-somministrazione in Italia e anche all’estero. Per un’azienda molto silente il passato, un progetto rivoluzionario.
Il concept
Metà ristorazione, metà vendita al dettaglio confezionato-al taglio. Concept doppio per clientele diverse ma attente a quel che si mangia. In pratica ci si accomoda ai tavoli e ai tavolini, si assaggia, si degusta con qualche vino di caratura, si beve un caffè Aneri-Tri Caffè esclusivo per Rovagnati (il retail non è fatto di piccoli particolari?) e si può anche portare a casa l’affettato in vaschetta dal figo all’ingresso o appena tagliato con la Berkel nel Bistrot. Concept non italiano che, come riferito, farà fatica all’inizio, ma una volta capito dal consumatore è destinato a sfondare e allontanarsi dalla mediocrità della ristorazione commerciale odierna troppo americaneggiante e poco attenta alle tradizioni e al territorio e ai prodotti e alle materie prime famigliari ai più.
Menù articolato e attento ai trend attuali: salumi della casa ma anche apertura al vegetariano: scelta intelligente e per niente parruccona alla difesa del core business, il GranBiscotto Rovagnati. Da provare la cotoletta GranBiscotto a 8 euro (provata, buona).
Lo scontrino medio, secondo RetailWatch, dovrebbe essere sui 10-11 euro, vista anche la presenza del bar in funzione dalle 10 del mattino, utile compromesso per far entrare le persone della zona.
Toilette
Doppia e pulita al momento della visita, con battiscopa concavo, una rarità nella ristorazione commerciale.
Nel locale è attivo il wi.fi senza registrazione
Punti di forza
Brand forte, Concept doppio ristorazione-vendita, Voglia di progetto culturale
Punti di debolezza
Logo debole e pasticciato, Oro su rosso poco leggibile
La sostenibilità di Bistrot Rovagnati, Milano
Coerenza fra il posizionamento e la sua realtà 4
Distintività e rilevanza versus i competitor 4
Rapporto experience-prezzo 4
Sostenibilità 2
Attenzione alle nuove tecnologie e all’innovazione 3
Attenzione ai millenials 3
Attenzione ai senior 4
Creazione di una community 3
Trasparenza 4
Scala di valori da 1 a 5, 1 basso, 5 elevato