Una nuova lobby a favore dell’olio di palma, dice IlFattoAlimentare

Data:

Una nuova lobby a favore dell’olio di palma, dice IlFattoAlimentare

Ottobre 2016. Una nuova lobby dell’olio di palma opera in Italia. Le aziende che hanno investito 10 milioni di euro in campagne pubblicitarie per cercare di convincere i consumatori che l’olio tropicale non distrugge le foreste e non fa male alla salute, hanno cambiato strategia. La nuova lobby è tornata alla carica e i riscontri sono immediati.  Sui giornali si vedono molti articoli in difesa dell’olio tropicale e tutti focalizzano l’attenzione  su un misterioso complotto che ha colpito questo olio utilizzato tranquillamente in tutto il mondo. Il risultato è che ogni giorno si trovano in rassegna stampa note e appunti dove si dice che l’olio non è dannoso. Tutto ciò avviene senza considerare i riscontri scientifici a supporto della campagna portata avanti per due anni da Il Fatto Alimentare e Gift che si è conclusa con il cambiamento delle ricette da parte di aziende come Barilla e Colussi o di insegne della grande distribuzione come Coop ed Esselunga. I titoli sono chiari: “Olio di palma: dietrofront non fa male”, “L’olio di palma è utile e sicuro ed è più sostenibile di altri oli vegetali”, “L’assurda guerra contro l’olio di palma”… Oltre a ciò ci sono i convegni organizzati come quello promosso da Slow Food a Torino e diversi programmi tv dove nel gruppo degli intervistati manca qualsiasi voce contraria all’olio di palma.
 
In questi articoli e nei dibattiti, raramente si dice che la campagna contro l’invasione dell’olio di palma è supportata dai migliori nutrizionisti italiani e ha raccolto 176 mila firme. Si lascia intendere che la psicosi del palma è stata portata avanti in modo quasi anonimno dalla rete, riuscita a demonizzare una materia prima del tutto  “innocente”. Il meccanismo della nuova lobby per sensibilizzare i media, assomiglia all’iniziativa portata avanti dalle aziende aderenti all’Aidepi che nel 2015 hanno sborsato 55 mila euro per invitare a pranzo i direttori dei giornali e organizzare educational sull’olio tropicale per i giornalisti. Chissà se anche questa volta ci sarà un viaggio culturale in Malesia per vedere le piantagioni che non distruggono le foreste?
 
L’ultima novità in questo vortice di iniziative è il sito internet Campagne liberali  presentato nel sito come “spin-off della Fondazione Luigi Einaudi di Roma il cui obiettivo è sostenere l’informazione scientifica e la diffusione del metodo scientifico nel dibattito pubblico.” Campagne Liberali ha scelto di dedicare la prima iniziativa all’olio di palma per difendere “il diritto dei cittadini di scegliere liberamente la propria dieta minacciato da continue campagne di disinformazione e demonizzazione“. L’aspetto curioso è che la Fondazione Luigi Einaudi, a dispetto di quanto dichiarato da Campagne liberali, smentisce qualsiasi collegamento. A questo punto c’è da chiedersi chi finanzia il nuovo spazio e chi ha promosso l’iniziativa a favore dell’olio di palma.

Roberto La Pira  e Dario Dongo, IlFattoAlimentare
 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sei umano? *

Condividi:

Popolari

Articoli simili
Related

GruppoArena Vs EuroSpin Sicilia. Come la concorrenza discount impatta su un leader regionale.

Che impatto ha una quota discount regionale elevata (>30%) su un'azienda leader del comparto super?Scopriamolo analizzando i conti del Gruppo Arena e di EuroSpin Sicilia.

MD vs Dimar. Due modelli a confronto.

I modelli di business vincenti in ambito super e discount sono profondamente diversi. Analizziamo quelli di due aziende importanti (Dimar & MD), scoprendo che non sono sempre i discount a fare la parte del leone nel produrre profitto.

Carrefour & gli errori da evitare nel Franchising.

Carrefour in Italia ha privilegiato lo sviluppo del franchising. Analizziamo le sfide che derivano da tale settore e i numeri di una società (GS SpA) molto importante per il Gruppo.

La concentrazione di DMO ha pagato? Analizziamo i numeri di Gruppo.

DMO SpA, nel tempo, in ambito distributivo ha scelto di focalizzarsi su drugstore e profumerie, cedendo il controllo di attività no core. Vediamo, analizzando i numeri, se la scelta ha pagato o meno.