Si che c’è posto per vini bio e vegan negli scaffali della gdo
Settembre 2016. La domanda è questa: c’è posto per vini bio e vegan negli scaffali della gdo? La risposta è affermativa a patto che siano di qualità e a un prezzo equilibrato. Lo sostengono Gianmaria Polti, responsabile beverage di Carrefour e Andrea Masetti, responsabile settore grocery alimentare e bevande di Coop Italia. Il vino come tutti sanno ha lineari ampi, dove le rotazioni sono basse a meno di sconti e promozioni eclatanti, con una pressione promozionale che ha ormai raggiunto il 50%. Qualche etichetta si vede, non ben segnalata da stopper, ma alcuni target di consumatori stanno preferendo proprio vini bio e vegan. Anche se gli stessi consumatori dicono apertamente: non troviamo il vino sugli scaffali, tradotto: vendite perse. Eppure le vendite di vino bio crescono del 20% nella gdo con un valore totale di 272 mio di euro.
Certo la contrattazione IDM-GDO gioca un ruolo importante, ma poi, ed è quel che conta, è il consumatore che esprime il giudizio finale locompro-nonlocompro. Ed è per questo che andrebbe posta più attenzione da parte dell’intera filiera commerciale.
Cantine Tollo ha una produzione che si sviluppa su 3.000 ha di vigneti, di cui 100 sono dedicati al vino bio. Il posizionamento dell’azienda è da tempo incentrato su due bastioni: rispetto per l’ambiente, rispetto per la persona, sicuri che nelle scelte di acquisto contino il valore e non l’utilità, il nuovo benessere e non il prezzo a tutti i costi. Al bio e al vegan sono dedicate 250.000 bottiglie (+30% in volume), delle quali il 16% prende la via dell’estero. Per quanto riguarda l’etichettatura vegan Andrea Di Fabio assicura che oltre all’assenza di albumina per la chiarificazione, Cantine Tollo non fa uso neppure di concimi naturali. “Abbiamo fiducia che le nostre politiche produttive, il nostro impegno commerciale, le nostre strategie di marketing siano condivise dalla gdo”.
Prosit.