Solo il 15,7% della GDO paga regolarmente
Giugno 2016. Grandi difficoltà nei pagamenti commerciali per il settore della grande distribuzione. A fine marzo 2016 infatti solo il 15,7% delle circa 8.500 imprese analizzate ha saldato i fornitori alla scadenza, il 63,6% ha saldato i debiti entro un mese di ritardo, mentre sono ben il 20,7% i ritardi gravi. Le performance del settore GD/DO sono inoltre nettamente inferiori di quelle della media delle imprese italiane, pari al 35,1%, un gap negativo di ben 19,4 punti percentuali.
A diffondere i dati è lo Studio Pagamenti, aggiornato a fine marzo 2016, realizzato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha studiato i comportamenti di pagamento delle imprese della grande distribuzione.
Anche rispetto agli altri comparti del food & beverage, la GD/DO mostra le proprie difficoltà, peggio ha fatto solo l’horeca con un 15,1% di pagamenti alla scadenza. In evidenza in positivo invece il commercio all’ingrosso food, con un 24,8% di pagamenti virtuosi. Nella categoria ritardi gravi la peggior performance spetta invece all’horeca con una percentuale del 30,6%.
Rispetto al 2010, il confronto evidenzia le problematiche che le imprese della grande distribuzione hanno dovuto affrontare negli ultimi anni: i pagamenti puntuali infatti rispetto a 6 anni fa sono calati di 5,6 punti percentuali, mentre i ritardi gravi sono passati dal 16,3% del 2010 all’attuale 20,7% attuale. Rispetto all’anno scorso invece i pagamenti puntuali sono diminuiti del 16,5% e quelli oltre il mese di ritardo aumentati del 2,5%.
Al sud la maglia nera
Le imprese del comparto GD/DO si concentrano maggiormente nel Lazio (14,9%), in Campania (13%) e in Sicilia (12,5%) e sono suddivise in supermercati (92,6%), grandi magazzini (6,7%) e magazzini di articoli vari (0,7%). Le imprese più virtuose della GD/DO sono localizzate nel nord est, dove sono puntuali il 31,8%. Segue il nord ovest (15,3%), il centro (16,4%), chiude il sud (9,8%).
"Nell’analisi dei comportamenti di pagamento la variabile più significativa è rappresentata dai gravi ritardi, cioè dai ritardi oltre i 30 giorni medi – commenta Marco Preti, Amministratore delegato di Cribis D&B -. Ritardi di questa entità, infatti, possono creare problemi rilevanti alla gestione della cassa delle aziende fornitrici e per questo è la variabile più importante per valutare le performance e lo stato di salute di un settore. A livello nazionale, la riduzione del 12% in questa classe di ritardo nell’ultimo anno è segnale di un leggero miglioramento della salute delle imprese italiane. Anche la grande distribuzione ha visto una riduzione dei ritardi oltre i 30 giorni medi nell’ultimo anno, passando dal 23,9% del marzo 2015 al 20,7% del marzo 2016, con un calo del 13,4%, Quindi sicuramente c’è stato un miglioramento e una maggiore attenzione al proprio comportamento di pagamento, anche se non si è tradotta in aumento dei pagamenti alla scadenza, che anzi sono ulteriormente calati. A ciò bisogna aggiungere però che come in ogni settore anche nella GDO/DO ci sono comportamenti diversi, causati da scelte commerciali e da situazioni economico-finanziarie differenti. Ad esempio, si è assistito a un miglioramento nel comportamento dei grandi player, che hanno adottato politiche e strumenti per un più puntuale rispetto dei termini di pagamento.
“Proprio per questo, grazie al nostro osservatorio privilegiato di partner delle aziende leader italiane nei diversi settori, possiamo affermare che sempre più spesso le aziende fornitrici utilizzano le informazioni sui comportamenti di pagamento come uno dei parametri di segmentazione della clientela, a fianco delle variabili commerciali tradizionali. In questo modo, è più semplice ed efficace individuare i clienti su cui investire maggiormente e sfruttare al meglio tutte le opportunità. Anche a livello internazionale il parametro da considerare è il ritardo oltre i 30 giorni per le motivazioni indicate in precedenza”, conclude Preti.
“Il Canada si colloca in una posizione intermedia, al pari della Francia, anche se non al livello dei best performer come Spagna e Germania – spiega Preti -. In Europa il caso più negativo è rappresentato dall’Italia, seguita da UK e Belgio. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, la forte pressione competitiva di questi ultimi anni si è scaricata in alcuni casi sulla filiera dei fornitori”.