Indice di rotazione stock: benefici e tensioni
Marzo 2016. L’indicatore richiamato dal titolo rappresenta il numero di volte in cui, nell’intervallo di tempo considerato, avviene il rinnovo totale dello stock.
Quando il valore presuppone una rotazione elevata significherà che le scorte sono rimaste in giacenza per un periodo limitato, in sostanza che si è riusciti a recuperare rapidamente i mezzi finanziari impiegati per l’acquisto e a ricavarne il relativo profitto.
Quando il valore indica una rotazione lenta, la situazione diventa problematica, in quanto emerge il segnale del rallentamento delle vendite e si concretizzano difficoltà non trascurabili, cioè immobilizzazione delle risorse investite e disagi finanziari.
La sostenibilità del business e gli andamenti si misurano velocemente con analisi quantitative sui fatturati realizzati rispetto a una contro cifra, si completano con riferimenti puntuali alla marginalità in percentuale o valore assoluto, trovano poi perfezionamento nel riscontro di parametri che come questo, al pari della produttività oraria, consentono la valutazione dell’efficienza.
IR = QVt / CMt
IR: Indice di rotazione;
QVt: Quantità vendute nell’unità “t” di tempo considerata;
CMt: Consistenza media della giacenza nell’unità “t” di tempo considerata.
In numeri ed esempi, diciamo meglio…
Se vendiamo 1.000.000 di bottiglie di un certo vino nel corso dell’anno e nello stesso periodo calcoliamo la consistenza media delle nostre giacenze in magazzino dello stesso prodotto in 200.000 bottiglie, il rapporto sarà di “5”.
Il rapporto tra i 365 giorni di 1 anno ed il nostro indicatore (”5”) è pari a “73” (365/5=73) e ci suggerirà quindi che la referenza è rimasta immobilizzata in giacenza per un periodo di 73 giorni o più semplicemente che lo stock in questione si è rinnovato 5 volte.
Ciò vuol dire che le nostre bottiglie di vino sono uscite e poi rientrate, svolgendo il compito assegnato loro di ricavare profitto e recuperare quanto investito, per cinque volte nel corso dell’anno.
Poco o tanto ?
Dipende dalle aspettative…
Il punto è un altro…
per accelerare la rotazione, è bene agire sul numeratore ed elevare la pressione promozionale, col rischio di alterare i valori e nuocere alle sane percezioni dei consumatori ?
O forse è bene calibrare il denominatore ed assecondare il mercato della domanda, avendo cura di ordinare quanto si vende ?
In quest’ultimo caso bisogna però essere consapevoli che condizione essenziale è quella di non farsi sedurre da certe proposte dell’industria, talvolta effetto indesiderato di incaute previsioni deragliate in eccessi di produzione.
Si sa che poi questi esuberi vanno necessariamente scaricati su qualcuno, con abilità diplomatica e negoziale, per crude esigenze di sopravvivenza economica.
Il risultato spesso è l’alterazione degli equilibri di mercato; quegli sbilanciamenti sospinti dalle errate percezioni dei consumatori che inducono corse emotive verso “promozioni selvagge”, che determinano valori dei beni non coerenti con la qualità intrinseca degli stessi e fanno abbozzare giudizi frettolosi, quanto meno approssimativi, sulla competitività degli operatori nel sistema.
In fondo sono cose che non fanno bene a nessuno…
non giovano infatti né alle imprese industriali né a quelle commerciali, nel lungo periodo nemmeno i consumatori sono favoriti nel cogliere ed apprezzare con consapevolezza qualità e reali valori di ciò che vanno a comprare.