Trend emergenti del futuro: ricorso al credito e usato

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Trend emergenti del futuro: ricorso al credito e usato

Marzo 2016. I fenomeni emergenti nelle abitudini di spesa del consumatore post crisi sono principalmente due, dice il Rapporto Coop 2015, curato da Ancc-Coop, Nielsen e Ref Ricerche.
In primo luogo, tornano gli acquisti a rate, segno di un allentamento della stretta creditizia al consumo. Epoi aumenta il ricorso all’usato.
 
Nonostante il costo del denaro, gli italiani sono più propensi a farsi finanziare dalla banca la sostituzione dell’auto e la ristrutturazione dell’abitazione, anche grazie alle agevolazioni fiscali sugli interventi edilizi confermati per l’anno 2015.Oltre all’acquisto di oggetti di elettronica e alla vacanza, il finanziamento ha iniziato ad interessare destinazioni di spesa del tutto nuove rispetto al passato, come le cure mediche e l’assicurazione Rc Auto.

Perchè il ricorso al credito
Complessivamente nel primo semestre 2015 la richiesta di prestiti finalizzati agli acquisti e di quelli personali di liquidità è cresciuta dell’8,4% rispetto ai primi sei mesi del 2014 (fonte Crif), con un importo medio finanziato di circa 8 mila euro (rispettivamente 5.120 euro e 11.760 euro). Volendo tracciare l’identikit dell’individuo che si rivolge alle banche o alle finanziarie per un prestito, si tratta prevalentemente di una persona di sesso maschile, con una età media di circa 40 anni ed un contratto di lavoro a tempo indeterminato (nel 70% dei casi).

La tendenza ad aprire nuove pratiche di finanziamento è inoltre destinata ad aumentare ulteriormente in futuro. Secondo l’Osservatorio UnipolSai 2015, il 15% degli intervistati dichiara di ricorrere agli acquisti a rate ogni volta che può, anche per beni o servizi di contenuto valore economico, mentre una percentuale più che doppia (31%) pensa che nei prossimi anni usufruirà in maniera abituale della rateizzazione, con un picco nella fascia di età compresa fra i 45 ed i 54 anni (35%).

Perchè cresce l’usato
Il secondo trend di indubbia rilevanza è quello dell’usato: il mercato di seconda mano (o “secondhand economy”) sta infatti rivitalizzando i consumi delle famiglie italiane, favorendo quell’economia circolare grazie alla quale tutto può avere una inattesa seconda vita.

Con un giro d’affari stimato nell’ordine dei 18 miliardi di euro ed una crescita dell’8% solo nell’ultimo anno, il mercato dell’usato si sta candidando a diventare una sorta di universo parallelo dello shopping. Lo scetticismo e la diffidenza che hanno tipicamente accompagnato questa forma di consumo lascia spazio ad una apertura che segnala un radicale cambiamento degli stili di vita degli italiani.

Se il contributo della tecnologia è fondamentale (circa il 30% degli scambi avviene on line attraverso le più evolute piattaforme digitali), dall’altra il fenomeno è certamente più profondo e più articolato, soprattutto se si commette l’errore di imputare l’evoluzione delle abitudini solo agli effetti della grande recessione. Se è vero che il 71% di quelli che comprano oggetti usati lo fa per risparmiare (fonte: Doxa), nel 58% dei casi gli italiani che hanno venduto oggetti di seconda mano, hanno pensato così di liberarsi del superfluo e dell’inutile. In altre parole, si sta affermando una ulteriore sfaccettatura di quel fenomeno “uso contro possesso” che sta facendo le fortune dell’economia della condivisione. Non è un caso che tra i sostenitori e gli attori del mercato dell’usato vi siano in prima fila le donne, specie nella fascia di età compresa tra 28 e 33 anni.

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