Barbieri-FutureBrand: l’Italia deve fare brand
Gennaio 2015. Silvia Barbieri, head of strategic planner di FutureBrand, ha recentemente svolto una relazione inquadrando l’Italia nella CountryBrandIndex di FutureBrand.
Le sue prime conclusioni riguardo all’Italia sono:
“Non fare nulla è come fare”.
Infatti il suo osservatorio per il 2014 evidenzia un quadro sostanzialmente invariato rispetto agli anni precedenti (ed è per questo perdiamo posizioni).
L’Italia ha un percepito fortemente polarizzato:
siamo ancora un “Country Brand”, sottolinea Barbieri, ma rischiamo di diventare
un “Experience Country” per la debolezza sugli attributi dello “Status”.
Made In e imagine paese
Il Made In: se analizzato in monadica ha un percepito valoriale molto forte (5°) ma perde in qualità (12°) e quindi retrocediamo perchè non facciamo nulla se analizzato insieme ad altri attribute del Paese Italia.
Il ruolo del turismo
Il turismo continua ad essere un fattore attrattivo fondamentale. Siamo i primi, aiutati dal Food e dai nostri tesori artistici e naturali che insieme invitano alla visita.
Ma è necessario uscire dalle rendite di posizione del passato.
Nella percezione generale il Value for Money della nostra industria turistica è sceso di quasi 30 posizioni. Eravamo 28°, ora siamo 57°, su 77 paesi analizzati.
Un dato su cui riflettere, perche’ strategico.
Tutto questo succeed tanto più nell’ottica di un paese che deve offrire un’esperienza all’insegna della premiumness. Purtroppo stiamo andando nella direzione opposta.
Il mondo continua a volere il Grand Tour – o meglio i Grand Tour – ma bisogna velocemente evolvere il modo di sostanziare quel gran tour partendo proprio dal Value for Money, che è un valore competitive chiave in ogni mercato.
Ecco come si articola, secondo il CountryBrandIndex, il Value della country Italia: Arte
Storia
Natura
Cultura
Bellezza
Food
Fashion
Furniture
Made In Italy
Interessante, ma è sbilanciato dall’oggettività e dall’immagine paese che scivola di posizioni, troppo per un’esperienza sotto lo standard, basata, ahimè, su:
Disorganizzazione
Inaffidabilità
Furbizia
Trasandatezza
la fanno quasi da padrona
Il controvalore, invece, dovrebbe essere:
Intensità , basata su alcuni standard:
Qualità diffusa
Sorpresa positiva
Creatività nell’accoglienza
Cura relazionale