The imitation game-Turing: la storia della 2° guerra

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The imitation game-Turing: la storia della 2° guerra

Gennaio 2015. “Chi parla male pensa e vive male. Le parole sono importanti!” Nanni Moretti.
 
Bisogna prendere in considerazione più punti di vista per apprezzare un film come questo. Usciti dalla sala, dopo la visione, eccone tre che potrebbero aver catturato la vostra attenzione di spettatori.
 
Il primo, che galleggia in superficie e non può passare inosservato, è storico. Difficilmente oggi si possono trovare film che riguardino tante persone allo stesso tempo. Se vale che la storia viene scritta dal vincitore, allora The imitation game ci dice che il vincitore non ci ha rivelato  proprio nulla. La versione che ci ha raccontato è estremamente parziale e selettiva. Marco Tullio Giordana aveva provato a spiegarci la strage di Piazza Fontana, ma lasciando sempre aperte le strade al dubbio, a più versioni. Questo film, invece, essendo in parte anche un biopic, non lascia spazio ad interpretazione. Storicamente, da metà in poi, stravolge la visione del Secondo Conflitto Mondiale che noi tutti potevamo avere in mente. Limitarsi a parlare di controspionaggio sarebbe riduttivo. A chi dobbiamo veramente Stalingrado e la Normandia? Inglorious  Bastards di Tarantino supponeva la fine anticipata del WW2, ma qui, nel film del norvegese Morten Tydlum, non si tratta di fantapolitica, ma di storia.
Parentesi: gli inglesi ci hanno messo 50 anni tondi tondi a sospendere il segreto di stato e a rendere la nazione partecipe della realtà dei fatti. E l’Italia?
 
Il secondo è  il punto di vista umano.
La storia di un uomo, Alan Turing (interpretato dall’ex Sherlock della BBC Benedict Cumberbatch), che ha consacrato gli anni della sua gioventù alla soluzione di problemi e al servizio del suo Paese. Lo stesso paese che, una volta usufruito dei suoi servigi di matematico e ricercatore, lo ha cancellato e poi condannato a morte lenta, privandolo di ogni dignità umana. Che la Gran Bretagna storicamente non fosse una nazione di grandi gentiluomini (qualche colonia potrebbe firmare questa asserzione) non era un mistero, ma che nell’immediato dopoguerra un ebreo omosessuale, marginalmente eroe nazionale, potesse venire condannato alla castrazione chimica, da benpensanti, mi ha effettivamente lasciato basito.
 “Sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare…”  È questa la morale umana del film, che ci viene ripetuta più e più volte nell’arco delle due ore di narrazione. È una frase che non dovremmo dimenticare mai, carica di un valore umano inestimabile. Il talento si nasconde spesso nei luoghi più inaspettati.
 
Il terzo aspetto è lampante e rende questo film un complesso capolavoro di intreccio narrativo. Si tratta del punto di vista comunicativo. Per gran parte della durata, The imitation game altro non parla che dell’uso della parola. Il giovane Turing lo dice all’inizio del film: ‘La gente dice delle cose e ne pensa altre, io non capisco cosa vogliono dire veramente’. È questo semplice pensiero a gestire le scelte di una vita per Alan, deciso a decriptare i messaggi degli umani, anche a costo di doverli rimpiazzare con delle macchine. Trovare il senso delle parole, la loro vera essenza ed interpretarne il messaggio nascosto. La vita di un uomo vale il significato di una parola? Secondo gli storici, decriptando messaggi tedeschi, Turing ha salvato la vita a 14 milioni di persone, abbreviando la guerra di due anni. Quindi sì, il giusto significato e la corretta interpretazione di una parola possono salvare il mondo.
 
Quando aveva smesso il Cinema di essere talmente indispensabile?
 
VELOCITÀ: un film che regge perfettamente la sua durata. Non si fa mancare nulla eppure, come abbiamo visto, va a fondo a temi di non semplice argomentazione. Perfetto nel tempo e nel ritmo.
 
TEMPERATURA: lo sguardo di Cumberbatch  glaciale, come lo spirito di Turing, da tutti definito un mostro, ma che infondo dimostra di temere l’amore. Keira Knightley, dal canto suo, è un’esplosione di dolcezza, raggiungendo col suo monologo i primi posti nella classifica delle cose che ogni uomo vorrebbe sentirsi dire. Questo film  lontano dal calore delle fiamme e delle bombe, è, per contro, quantomai vicino alla freddezza chirurgica di chi assolve con passione al proprio dovere.
 
QUALITÀ: non serve ripetere che troppe caratteristiche di questa pellicola la elevano automaticamente a uno dei rari capolavori sul tema storico dei nostri giorni.
 
COLONNA SONORA: Alexandre Desplat  (compositore per Leconte, Audiard, Fincher, Anderson, Polanski, Malick e molti altri) firma con discrezione una colonna sonora che, giustamente, deve lasciare a spazio a tanti contenuti. Il genio di Desplat si è qui dimostrato proprio in questo: nella sua generosità.
 
DA VEDERE CON: fortunatamente chi ha pensato il film ha capito che mai e poi mai si sarebbe dovuto dare adito a chicchessia di vietare la visione di questo film anche solo a un bimbo delle elementari. Perché è proprio lì che appartiene The imitation game: ai banchi di scuola.
 
Gli abbinamenti food
 
Il vino: vista la freddezza dello sguardo di Alan Turing- Benedict Cumberbatch suggeriamo qualcosa di emozionale-emozionante da consumare a una temperature non troppo fredda. Moscato d’Asti, spumante tardive, 2011, Cascina Fonda di Mango, Cuneo, per sentire davvero i fiori e a lungo e in modo piacevole.
 
Il formaggio: rimaniamo in Piemonte e continuiamo a volerci bene e a scappare dagli orrori della Guerra. Può bastare una Robiola di Roccaverano, formaggio misto vacca-capra-pecora con sentori leggeri se è fresco.
 
Il cioccolato: Amedei, Toscana piena. Noi preferiamo la tavoletta black 70. Cioccolato extra 70% fondente. Ma solo per finire con una dolcezza lunga, lunga, della quale c’è sempre bisogno, soprattutto dopo aver visto un film che sconvolge il senso storico al quale ci siamo abituati.
 
Quanti Alan Turing dovremo ancora scoprire nella nostra profonda ignoranza?
 

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