Action vs Amazon, alla conquista del mondo

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Action è un fenomeno di portata europea che sta avvicinando al consumatore tutta una serie di prodotti a basso costo. Vediamo perché è una minaccia ed un’opportunità per il gigante dell’eCommerce.

Per chi non la conoscesse (pochi a questo punto) Action è un’azienda di “grandi magazzini a basso costo“, come loro stessi si definiscono, che ha aperto il suo primo negozio a Enkhuizen (Paesi Bassi) nel 1993.

Da allora di strada ne hanno fatta perché ad oggi operano con circa 2.650 negozi in 12 Paesi. In Italia hanno importato il loro modello di business nel 2021 e, a dicembre 2023, contano 67 stores.

La crescita massiva del business di Action non accenna ad arrestarsi. Nel 2023 le vendite hanno toccato gli 11.3 miliardi di euro (+28% sul 2022), il dato like for like segna un +16.7% ed i nuovi posti di lavoro creati sono pari a 8.988. Numeri impressionanti per qualsiasi realtà distributiva.

Ma qual è il segreto del successo di Action?

Il modello di business di Action è l’incubo di chiunque si occupi di logistica. Parliamo di 6.000 prodotti in assortimento con 150 nuovi inserimenti a settimana. La particolarità dei loro articoli? 1.500 di questi costano meno di 1€.

Come se non bastasse, Action vende di tutto, dai casalinghi agli alimentari, dal fai da te ai giocattoli e al tessile.

Da osservatore, noto due aspetti interessanti di Action, dopo aver effettuato varie visite presso i loro stores (nel Nord e nel Centro Italia).

1)Action ricorda, per certi aspetti, il reparto no food di molti ipermercati. Tanti articoli, di categorie diverse, assortimento ampio ma non molto profondo. Possiamo dire, dunque, che Action porta in un formato di prossimità almeno una parte del comparto no food degli iper, cluster che a livello nazionale presenta delle note criticità.

Action avvicina al cliente un formato simile al reparto no food degli ipermercati

2)Action, nei fatti, vende 1.500 articoli (sotto 1€) che ad Amazon non conviene consegnare. Non è un mistero, dopotutto, che i costi logistici su prodotti di basso valore economico incidono in modo molto significativo, riducendo i margini di profitto. Sappiamo anche che Amazon ama ridurre le spese di spedizione addebitate al cliente da quando ha capito come queste abbiano un effetto molto negativo sullo sviluppo delle vendite.

Action vende 1.500 articoli (sotto 1€) che ad Amazon probabilmente non conviene consegnare

Il successo di Action risiede, quindi, nel portare “sotto casa” prodotti convenienti e di buona qualità. Si tratta di un format specializzato nella convenienza no food.

Action, a differenza dei tantissimi negozi/empori di no food generalisti (e quindi non specializzati in una particolare categoria di prodotto) conferisce ai propri stores un’immagine di catena, con una comunicazione marketing univoca ed una migliore percezione qualitativa.

Per gli “addetti ai lavori“, l’esplosione a livello europeo di Action, significa che nel no food generalista (assortimento ampio e poco profondo):

A)esiste la domanda di prodotti a basso costo, forniti da catene riconosciute (da vedere anche il caso del no food di Lidl, ad esempio)

B) il cliente è costantemente alla ricerca di alternative ad Amazon che siano vicine (prossimità) e che sappiano garantire un vasto paniere di articoli a prezzi molto contenuti (sotto 1€).

C) Un sistema che offre un assortimento continuamente in evoluzione funziona (ricordiamo le 150 novità a settimana di Action, ovvero 7.800 all’anno).

Se da un lato, catene come Action, possono risultare una minaccia per Amazon, dall’altro consentono al gigante dell’eCommerce di concentrarsi su un’offerta articoli più profittevole per il proprio business di delivery.

Action integra poi la propria offerta anche con una parte di alimentare, tendenzialmente di impulso, per garantire sempre uno spuntino goloso a chi frequenta i propri negozi.

La vera domanda è: Che articoli tratterà la prossima grande catena di no food che nascerà?

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