Marzo 2012.
Andiamo avanti con la lettura di “Quella bottega di via Montenapoleone” edito da Hoepli nel 2007 e scritto appunto dal coltellinaio Aldo Lorenzi e da Gaspare Barbiellini Amidei, giornalista attivo nel secolo scorso. Ricordiamo solo a chi non avesse letto la prima puntata il presupposto per scrivere di Lorenzi:
Howard Schultz, il fondatore di Starbucks, se ne intende di commercio, non è vero? Sentite cosa dice alla giornalista del Corsera Maria Teresa Cometto del coltellinaio Aldo Lorenzi, con negozio in via Montenapoleone a Milano, quando, dopo vari sforzi ha potuto incontrarlo: “Mi sentivo ai piedi di un maestro. Da lui ho capito che non importa il numero di negozi che hai, devi sempre occuparti di un cliente per volta e soddisfare le sue aspettative». Ma Lorenzi, dice la Cometto, di non avere mai immaginato di potere aprire nemmeno un secondo negozio, mentre Starbucks ne ha 17 mila da Seattle a Pechino: come si fa ad essere grandi mantenendo una filosofia da piccoli? «Si può, se si ricordano le lezioni di Lorenzi: tutto quello che fai è importante per il tuo business; non sacrificare mai la qualità; non permettere mai che si affermi la mediocrità; il successo non è un diritto e devi sempre guadagnartelo”.
Ecco, allora, un passo importante del libro scritto da Aldo Lorenzi.
La domenica è meglio riposarsi
I collaboratori per essere tali non possono essere intercambiabili. Per fornire un buon servizio al cliente lo staff deve essere sempre lo stesso. E deve essere sempre al completo. È necessario un personale al quale non vanno chiesti sacrifici eccessivi. Sono esempio favorevole alla difesa del riposo domenicale, almeno in quei settori in cui è possibile. Non parlo solo nell’interesse del nostro negozio, in cui non intendo mai chiedere ai collaboratori, sotto pressione per tutta la settimana, di tornare a lavorare anche la domenica. Mi sento in dovere di proteggere il riposo anche di chi, magari invogliato dagli straordinari, preferirebbe fare quel sacrificio. La domenica va onorata, magari ognuno può farlo a proprio modo, ma va onorata. Per un credente poi va santificata.
A proposito di tempo di lavoro o di riposo: anche durante l’anno i negozianti non dovrebbero essere lasciati liberi di aprire e chiudere a qualsiasi ora. È ovvio che così facendo danneggiano altri esercizi e obbligano tutti ad adeguarsi al peggio. In questo modo, a mio parer sbagliato, con orari senza regole, si aggiunge una difficoltà in più ai negozi a conduzione famigliare, che non dispongono di personale flessibile per i turni.
Perché una bottega, pur allargandosi, pur dando lavoro a molte persone possa restare una casa, bisogna che tutti i collaboratori si sentano partecipi, gente che condivide “il senso dello scopo”.
Se non riuscite a trovare il libro, ve lo prestiamo volentieri.