Antispreco: in Francia e’ legge. In Italia…

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Antispreco: in Francia e’ legge. In Italia…

Febbraio 2016. La Francia ha approvato in via definitiva la legge che impedisce ai supermercati con superficie maggiore di 400 metri quadri di buttare il cibo invenduto. Si tratta di un provvedimento che, di fatto, sancisce per legge il divieto di sprecare derrate alimentari ancora consumabili (o comunque trasformabili) obbligando i distributori ad accordarsi formalmente, attraverso appositi protocolli, con le associazioni caritatevoli per il riutilizzo di merce entro il tempo minimo di conservazione per il consumo o la trasformazione in mangimi o compost. Non sarà quindi più consentita la distruzione volontaria di merce che possa in qualche modo essere destinata a recupero. Pena pesanti sanzioni.
Non si tratta più quindi di sensibilizzare uno degli anelli della catena dello spreco (la Grande Distribuzione). La si obbliga per legge a provvedere nel modo migliore con l’obiettivo di concorrere alla riduzione delle 8 milioni di tonnellate all’anno di eccedenze alimentari, parte delle quali che vengono inesorabilmente distrutte e quindi sprecate. (in Italia sono 6 milioni e secondo uno studio del Politecnico di Milano, l’11,6% a carico della GD).
 
In Italia il disegno di Legge denominato Zerosprechi è all’esame del parlamento (Maria Chiara Gadda e Massimo Fiorio sono gli autori) che dovrebbe essere approvato entro il primo trimestre del 2016. La legge italiana, che coinvolgerà tutta la filiera compresa la produzione (che origina il 38% delle eccedenze con 2,3 milioni di tonnellate/anno) ha l’obiettivo di rendere più conveniente donare cibo invenduto piuttosto che smaltirlo, attraverso una semplificazione normativa e degli incentivi.
 
La GD lavora in modo assiduo alla riduzione delle eccedenze, che rappresentano una perdita economica. E’ un esercizio difficile, reso ancora più complesso ad esempio dalla necessità di “tenere” i banchi nei sempre più prolungati orari di apertura. Molte catene hanno già lanciato progetti di cessione degli invenduti ad enti caritatevoli affrontando procedure complesse e dedicando risorse. 65 mila tonnellate/anno di cibo vengono cosi sottratte allo smaltimento e destinate ad una valorizzazione sociale.
 
La Legge, che prevede un approccio premiante per i comportamenti virtuosi anziché uno punitivo (cosa certamente gradita alla GD in Italia), darà certamente un contributo allo sviluppo di queste buone pratiche, semplificando alcune procedure e, ad esempio, ampliando “la platea dei soggetti che accanto alle Onlus possono, a fini di beneficenza, effettuare la distribuzione gratuita degli alimenti; – sono ampliate le categorie merceologiche per le quali tale norma si applica (alimentari, prodotti per l’igiene o la pulizia della casa o della persona, abbigliamento, libri e materiale scolastico, giocattoli e farmaci)” e anche prevedendo “la possibilità di effettuare le cessioni di prodotti alimentari invenduti il cui termine minimo di conservazione (TMC) sia superato da un tempo limitato di 30 giorni”
 
Ci auguriamo che il provvedimento venga approvato nei tempi previsti.
 

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