Assofrigoristi: portiamo valore alla filiera
Aprile 2014. Assofrigoristi ha recentemente promosso un incontro per sviluppare una cultura diffusa e una conoscenza crescente della funzione che il frigorista svolge nell’assemblare un prodotto da chi lo produce al banco del negozio e del supermercato.
L’incontro è servito per riflettere sugli aspetti più importanti del lavoro e della qualità nella filiera distributiva: il prodotto alimentare, di marca o a marca del distributore, è al centro di un crescente livello di attenzione da parte di soggetti diversi, che vanno dall’opinione pubblica più ampia ad aree consumeristiche ed enti normativi.
Un tavolo di lavoro
Assofrigoristi desidera aprire un tavolo di confronto in cui siano coinvolti tutti i protagonisti di questo processo, da chi produce e spinge per una produzione di qualità al distributore che vuole presentare questa qualità incamerandone appieno il valore nel prezzo proposto.
In questo senso alla refrigerazione – tanto in fase di progettazione e installazione quanto in fase di manutenzione – spetta un compito primario: salvaguardare la qualità prodotta a monte per farne qualità distribuita a valle.
Per questo Assofrigoristi vuole – con lo spazio di dialogo che creerà a seguito di questo primo incontro – affermare compiutamente che a presidio della conservazione della qualità deve svolgersi un servizio di qualità, che chi produce impianti e strumenti di refrigerazione può proporre al mercato, ma che è dovere professionale del frigorista tutelare nel corso della vita dell’impianto stesso.
Assofrigoristi è impegnata non da oggi nell’innalzamento della qualità professionale dei suoi aderenti: lo fa con la formazione, con l’aggiornamento normativo, con la condivisione di fattori importanti come l’upgrade tecnologico e la cultura della certificazione.
Il problema dei costi
È vero -sottolinea Riccardo DeBiasi, responsabile refrigerazione di Auchan: servono banchi espostivi che siano adeguati al mantenimento delle temperature “al cuore” dei prodotti esposti (per caratteristiche costruttive, ad esempio porte o lame d’aria fredda), installati correttamente e adeguatamente puliti e mantenuti. Dobbiamo sostanzialmente operare in modo da mantenere la temperatura di conservazione in un range appropriato e non genericamente al di sotto o al di sopra di soglie formali. Questo ci porta a guardare all’innovazione per l’efficienza energetica in modo particolarmente attento, sia dal punto di vista tecnico sia da quello economico, per affrontare insieme a chi progetta una sfida di ottimizzazione sulla quale siamo pronti ad investire.
Una questione di professionalità
Domanda Gianluca Degiovanni, vicepresidente di Assofrigoristi: perché il frigorista porta valore aggiunto? Rende disponibili soluzioni:
. tecnologicamente aggiornate,
. economicamente sostenibili,
. in regola con la normativa.
Il frigorista è un anello di trasmissione di una prestazione centrale nella qualità del prodotto, la sua corretta conservazione.
Senza corretta conservazione si hanno
. maggiori costi o di prodotto:
. scarto,
. cattiva presentazione, o di gestione del banco:
. obsolescenza di macchinari,
. maggiore dispendio energetico,
. danni di immagine o perdita di appeal della merceologia fresco nel punto vendita, o sensazioni di disagio dovute a dispersione di lavoro dei refrigeratori.
Per Assofrigoristi, sottolinea il presidente Valentino Verzotto, il frigorista è un anello chiave della filiera che porta il prodotto al consumatore: desideriamo creare le condizioni perché tutta la filiera ne sia consapevole.
Una questione di scelte
Rendere protagonista il prodotto richiede un espositore minimalista, ed un ambiente che diventa “quinta teatrale” per la sua rappresentazione. Questo implica, nel caso della refrigerazione e della climatizzazione, scelte tecniche estreme che rispondano a tali bisogni, sottolinea Marco Masini, consulente di MWL.
Tecnologia anche per diffondere cultura del cibo
Afferma Francesco Mele, responsabile del programma “lotta allo spreco” per Slow Food: l’atto di dare valore al cibo ‘buono, pulito e giusto’ (così come lo definì il presidente internazionale di Slow Food nel 2004) passa anche dalla conservazione del prodotto agroalimentare e della sua qualità. Ecco, allora, che la tradizione e la tecnologia non sono affatto in contrasto e, anzi, possono concorrere entrambe alla promozione di una cultura gastronomica di qualità.