Cara GDO: è il momento di calcolare il Capitale Naturale che si consuma
Maggio 2018. Prosegue l'impegno di Sofidel per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare sugli ecosistemi naturali. Dopo essere stata main partner di WWF Italia per “L’Ora della Terra-Earth Hour”, l’evento di mobilitazione globale dell’associazione ambientalista sul tema dei cambiamenti climatici, Sofidel, impresa cartaria nota in Italia in particolare per il marchio Regina, ha promosso a Milano, in collaborazione con WWF Italia e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, un dibattito sul Capitale Naturale.
Ha visto la partecipazione di Gianfranco Bologna, Direttore Scientifico di WWF Italia – che ha curato l’appuntamento dal punto di vista scientifico – Ivan Faiella, Senior Economist di Banca d’Italia, Massimo Medugno, Direttore Generale di Assocarta, Riccardo Santolini, Ricercatore e Docente di Ecologia all’Università di Urbino, e Alessandra Stefani, Direttore Generale Foreste al Ministero delle Politiche Agricole , Alimentari e Forestali.
L’incontro si è proposto come un momento di riflessione e approfondimento sul “valore” della natura: il suo essere un patrimonio fondamentale per il nostro benessere e il nostro sviluppo, e, quindi per la nostra economia e il nostro futuro.
Per molti economisti è ormai giunto il tempo di innovare le logiche e le politiche che governano l’economia, per proporre un nuovo paradigma economico capace di integrare l’equità e il rispetto dei diritti fondamentali di ogni essere umano con i limiti biofisici del nostro Pianeta.
Al centro della riflessione il concetto di “Capitale Naturale” da cui dipendiamo e senza il quale non possiamo vivere: l’evoluzione normativa più recente, il valore della biodiversità e dei servizi ecosistemici, il ruolo delle imprese responsabili, le correlazioni esistenti tra i processi di produzione, la progettazione dei prodotti, le abitudini di consumo e il loro impatto sull’ambiente, oltre che sulla società e l’economia.
Un tema a cui guarda anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite attraverso l’Agenda 2030 e i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare il 15° Obiettivo – Vita sulla terra – che si propone di proteggere, restaurare e promuovere l'uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, fermare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità.
Ascolta qui l’audio dell’intervento di Ivan Faiella
Il calcolo del valore del Capitale Naturale
Di particolare importanza l’intervento di Ivan Faiella, Senior Economist di Banca d’Italia.
“E’ complesso valorizzare il Capitale Naturale, ma essendo una risorsa per tutti dobbiamo farlo, soprattutto per l’impatto sull’economia e sulla vita di tutti i giorni delle persone. Dobbiamo dargli un valore perché:
. diventerà una unità di misura comune,
. diventerà un elemento di comunicazione continuo su come si sta evolvendo il suo consumo.
Per farlo bisogna superare l’impossibilità statistica di calcolo:
. ha un valore d’uso?
. ha un valore di mercato?
. c’è la disponibilità a pagare per il suo mantenimento?
Sono domande alle quali bisogna rispondere.
La funzione di produzione non esiste in natura, è soltanto una ipotesi. Prendiamo ad esempio il consumo di acqua e l’assorbimento della CO2, si possono quantificare?. Certo che si.
Nei nostri incontri di discussione multidisciplinare abbiamo dato un valore all’assorbimento di CO2, dato che si può anche proiettare nel futuro. Fatto 100 il 1995 è diminuito costantemente.
Investire in ri-forestazione, e quindi in assorbimento della CO2, non ha un senso solo naturalistico, ma anche economico. Questo ragionamento, questi dati, passati al Ministero dell’Ambiente, ai Governatori delle Regioni che devono programmare, diventano di capitale importanza.
Prendiamo il caso del rischio idro-geologico, se il rischio è alto passa da fattore ambientale a fattore economico e finanziario. Il suo modello di calcolo interessa la Banca d’Italia, per le ripercussioni sul credito, ad esempio, ma anche a tutto il mondo della politica”.
Siamo a un punto di frontiera, sottolinea Faiella.
“Abbiamo bisogno, per parlare di Capitale Naturale, di dati che circolino. Pochi interessi e molti dati. Ad esempio:
. il rischio idro-geologico,
. la disponibilità di acqua,
. l’assorbimento di CO2,
. il turismo alpino,
. il settore agricolo.
Sono tutti ambiti di capitale interesse per noi e per il futuro dei nostri figli.
Vi ricordo che Bloomberg ha messo insieme una squadra multidisciplinare per studiare l’impatto del cambiamento climatico sull’economia. Prepariamoci, ne và del presente e del futuro prossimo”.
È di interesse del retail? Certamente si, ma non v’è traccia. Vogliamo aggiungere a convegni e incontri il valore del Capitale Naturale e dello sfruttamento del suolo?