Cari politici, questa è la distribuzione moderna (DMO). Vogliamo un confronto serio
Novembre 2017. Questi sono solo alcuni dei numeri che caratterizzano la DMO:
- 60 milioni di persone acquistano ogni settimana nei punti vendita della Distribuzione Moderna Organizzata (DMO),
- l’81% degli acquisti della DMO è realizzato in Italia,
- il 91,5% dei fornitori di prodotti a Marca del Distributore (MDD) nel settore alimentare (Largo Consumo Confezionato) sono imprese italiane e tra queste il 78%sono PMI,
- il 91% degli occupati della DMO ha un contratto a tempo indeterminato
- il 72% del Valore Aggiunto è redistribuito in remunerazione del personale
Il contributo che la DMO può dare allo sviluppo del Paese è di grande rilievo. E’ tuttavia necessario che si realizzino alcune condizioni per potere sviluppare tutti i suoi effetti positivi, anche alla luce delle nuove sfide che è chiamata ad affrontare: una domanda che stenta a riprendersi dopo essere crollata negli anni più bui della crisi, nuove abitudini e nuovi comportamenti d’acquisto dei consumatori, una digitalizzazione dei processi che impone grandi cambiamenti, la concorrenza degli operatori puri on line e di ambiti del commercio ancora opachi dal punto di vista del rispetto delle regole.
L’agire della DMO è guidato da alcuni principi: concorrenza e merito, rispetto delle regole, attenzione alla tutela del potere d’acquisto delle famiglie (con attenzione a quelle più in difficoltà) e uno sguardo al futuro. Sulla base di questi principi le “richieste” della DMO alla politica sono concentrate in 5 punti:
- una rinnovata centralità della concorrenza, che veda le norme locali coerenti con quelle nazionali a tutela dei principi di concorrenza previsti anche dalle regole comunitarie e sempre confermate dalla Corte Costituzionale, che garantisca stesse regole semplificate per chi è presente nel mercato con punti di vendita fisici e chi opera solo via e-commerce, che porti all’eliminazione di tutti i monopoli e le rendite e introduca effettiva concorrenza nei settori, come ad esempio nei farmaci e nei carburanti;
- pieno rispetto della legalità e certezza del diritto, portando ad una lotta alla contraffazione, a combattere il mancato rispetto delle regole nel mercato del lavoro, a contrastare l’abusivismo e a opporsi all’evasione fiscale;
- una politica di rilancio dei consumi, unica strategia per riuscire ad innescare un percorso stabile e strutturato di crescita. Oltre a scongiurare definitivamente l’applicazione delle clausole di salvaguardia sull’IVA, appare indispensabile varare misure volte ad assicurare sostegno alle persone e famiglie con i redditi più bassi e a quelle più colpite dalla crisi; una politica che, abbracciando un respiro più lungo di intervento, affronti anche seriamente il tema della bassa natalità;
- interventi mirati a rilanciare gli investimenti e la competitività, affrontando i temi del costo dell’energia, dell’iniquità di un’imposta come l’irap che penalizza le imprese “labour intensive” come quelle della DMO, degli incentivi per favorire investimenti in riammodernamenti e ristrutturazioni delle reti commerciali. Affrontando anche le questioni aperte nel mondo del lavoro, diminuendo l’incidenza del cuneo fiscale, favorendo le politiche attive, aumentando e rendendo strutturali nel tempo gli incentivi per le aziende che assumono in forma stabile e che sono a sostegno del lavoro femminile e giovanile;
- la necessità di avere regole semplici e chiare, riducendo gli adempimenti burocratici, accelerando l’attuazione delle leggi, armonizzando e coordinando i controlli a cui sono sottoposti i punti vendita, soprattutto alimentari, da una pluralità di organismi.