Censis: sfatiamo i luoghi comuni sui millenial
Luglio 2016. Il Censis ha presentato recentemente nell’Annual sui Consumi di Future Concept Lab questa ricerca sui millenial sulla quale conviene fermarsi a riflettere per dribblare i luoghi comuni ai quali siamo abituati..
L'eclissi dei giovani
Oggi i millennial (classificati come persone comprese fra 18-34 anni) sono 11,1 milioni e negli ultimi quindici anni sono diminuiti del 17,3% (2,3 milioni di persone in meno). Mentre aumentano vertiginosamente gli aged (65 anni e oltre): oggi sono 13,2 milioni e rispetto al 2001 sono aumentati del 24,2% (2,6 milioni in più). Aumentano anche i baby boomer (35-64 anni), che oggi sono 26,4 milioni, cioè il 14,2% in più nel periodo (3,3 milioni in più). Il confronto con l'anno 1951, quando l'Italia preparava il miracolo economico, è impietoso. Allora gli italiani erano 47,5 milioni: oltre 14 milioni avevano meno di 18 anni (erano il 29,6% della popolazione totale) e quasi 13 milioni avevano tra 18 e 34 anni (erano il 27,2% del totale). Oggi, invece, su 60,8 milioni di abitanti gli under 18 sono poco più di 10 milioni (il 16,6% del totale) e i giovani di 18-34 anni sono poco più di 11 milioni (il 18,3% del totale). In sessantacinque anni l'Italia, con la popolazione aumentata di oltre 13 milioni di unità, ha perso complessivamente 5,7 milioni di giovani.
E la carica dei bisnonni
Rispetto all'Italia degli anni '50 il boom degli ultrasessantacinquenni è impressivo: 9 milioni in più. Nel 1951 i grandi vecchi con 80 anni e oltre erano solo 622.000, mentre oggi sono poco meno di 4 milioni. Le persone di 90 anni e oltre erano appena 28.000, mentre oggi hanno superato le 666.000 unità. E i centenari, che allora erano uno sparuto gruppo di 165 persone, sono diventati oggi quasi 20.000. In sintesi, nell'Italia del miracolo economico il 57% delle persone erano giovani con meno di 35 anni, nell'Italia del letargo si sono ridotti al 35% della popolazione.
In pratica si è capovolta la piramide generazionale. Nel censimento del 1951 gli underage i millenial erano il 27,2% della popolazione: nel 1951 il 56,8% della popolazione era composto da minori e giovani sotto i 34 anni e il 43,2% da adulti e anziani con più di 65 anni. Oggi gli under 34 sono il 34,9% della popolazione e gli over 35 sono il 65,1%.
E per di più aumentano i single, sia donne, sia uomini.
Ma entriamo nei numeri sui millenial illustrati da Francesco Maietta che si lascia scappare: “Tutt’altro che Choosy”. Prendiamo ad esempio i comportamenti sul lavoro:
3.879.000 hanno lavorato oltre l’orario di lavoro, di cui 1.155.000 senza pagamento degli straordinari. A 2.958.000 dei millenial è capitato di lavorare durante i fine settimana, a 1.143.000 anche durante la notte. 2.512.000 di loro fa trasferte giornaliere o settimanali in altre città, quasi 2 milioni fanno i pendolari, mentre una cifra identica lavora a distanza dal posto di lavoro, a casa, in viaggio.
Il confronto con i Baby Boomer
I millenial risultano più impegnati nel lavoro dei Baby Boomer sia nell’accettare allungamenti nell’orario di lavoro, ma anche di lavorare nel week end. Le percentuali di confronto parlano di una generazione molto duttile, senza sovrastrutture particolari e molto concreta. Certo, molti millenial ricevono aiuti regolarmente dalla famiglia (948.000) o saltuariamente (1.336.000), o un aiuto annuale. D'altronde 4.409.000 millenial vivono per conto proprio.
I millenial sono consapevoli delle difficoltà del mercato del lavoro e dell’economia nazionale ma non per questo rinunciano ad aprire nuove imprese: oggi quelle governate da persone con meno di 35 anni sono 623.755 e rappresentano il 10,3% del totale delle imprese. Anche il saldo fra iscrizioni e cessazioni delle attività nel 2015 è positivo.
Sono immersi nella digital life
L’85,3% dei millenial sono utenti abituali di internet (contro il 63,5% della media della popolazione), l’’81,6% è utente di almeno un social network (49% il dato medio). Il 66,6% utilizza lo smart phone contro il 39,9% della media degli italiani. Il 35% (contro il 24,4% medio) dichiara di aver effettuato acquisto on line.
I millenial, poi, sono più propensi ad acquistare prodotti usati; il 21,9% utilizza regolarmente la bicicletta per spostarsi, l’8,4% ha usato i care o la bike sharing, contribuisce a iniziative di crowdfunding (4,3%), fa couchsurfing (2,5%).
2,5 milioni di millenial almeno per qualche giorno vive all’estero. L’87,6% dice di conoscere almeno una lingua straniera, il 79,8% conosce l’inglese, il 32,6% il francese.
Uno degli aspetti più interessanti è che dopo aver fatto esperienze di lavoro all’estero, torna al apese di origine e apre attività nuove o di subentro per migliorare il territorio nel quale lavora e vive.
Uno sguardo al futuro
Il 42,1% dei millenial pensa che i giorni migliori dell’Italia siano nel futuro (20,9% media Italia). Solo il 28,1% pensa che sia nel passato (contro una media della popolazione italiana del 59,1%). Il 12,8% pensa che il futuro sia nel presente (contro l’8,3% della popolazione).
Il rapporto con il food
Il modo di mangiare è identitario e ne vanno fieri (26,9%), trovano il cibo divertente (23,9%), lo trovano un mezzo per stare bene e per curare la salute (20,5%).
La passione più sorprendente? Cucinare
Sulla cucina rispondono così ai ricercatori del Censis:
Mi piace cucinare (92,1%) e, mi appassiona (38,6%), mi rilassa (24,4%), mi gratifica (24,5%).
Il 2,1% dichiara che la cucina è il suo lavoro..
Le idee sull’etica e sulla società
Sono favorevoli al divorzio breve (81,8% contro la media nazionale del 64,1%), vogliono il testamento biologico (77,5% contro il 58,3% della media), guardano con favore al matrimonio fra le persone dello stesso sesso (73,4% vs 45,8%), sono favorevoli alle adozioni da copie dello stesso sesso (59,6% contro il 30,7%) e, sorpresa delle sorprese, vogliono accogliere i rifugiati da zone colpite da guerre e calamità naturali (66% vs 53,4%).
Choosy sarete voi
Insomma, Censis dipinge una generazione tutt’altro che sdraiata, lontana dagli stereotipi alla quale pensiamo, ahimè, tutti quanti. Vivono nell’evidente scomodità economica, dal lavoro al welfare, ma non si arrendono.
Sono digitali, global oriented, aperti all’uso creativo di radici e identità, interpreti genuini della neo sobrietà dei consumi.
Bellissima ricerca!!! Complimenti a Maietta, complimenti a Rubinelli per averla pubblicata e …. complimenti a questi millenials. ps: solo un dato manca. Che rapporto hanno con il processo di shopping… 🙂